Che la foresta amazzonica sia considerata il polmone verde del nostro pianeta è chiaro a tutti: il loro contributo nel dare alla terra un’atmosfera respirabile grazie all’emissione di ossigeno e limitandone il riscaldamento è fondamentale. Meno noti, invece, sono i cosiddetti “fiumi volanti”, ovvero enormi masse di vapore acqueo che volano sopra la terra. Di cosa si tratta esattamente, e perché la ricerca si concentra su di loro?
Il potere dell’evapotraspirazione
I fiumi volanti esistono grazie a un processo chiamato evapotraspirazione. Gli alberi assorbono l’acqua dal terreno, e quella che non viene utilizzata per la fotosintesi, viene rilasciata nell’aria. Nel caso della foresta amazzonica, ogni giorno vengono liberate nell’aria 20 miliardi di tonnellate d’acqua. Un singolo albero con una chioma di 20 metri rilascia nell’aria fino a 1000 litri d’acqua al giorno. Questo produce scenari spettacolari, su cui anche il fotografo brasiliano Sebastiao Salgado si è soffermato.
Oggi sappiamo che una foresta è in grado di portare nell’aria molta più umidità rispetto all’evaporazione proveniente dagli oceani, e questo può condizionare le precipitazioni su vaste aree. Nel caso dell’Amazzonia, i fiumi volanti, sospinti dal vento, sono in grado di raggiungere le Ande, da dove vengono deviati verso est e verso sud. Altre masse d’aria si spostano verso nord, e bagnano zone che altrimenti sarebbero aride.


