Il Consiglio dei Ministri, convocato da Giorgia Meloni e su proposta del Ministro guardasigilli Carlo Nordio, si appresta a varare un disegno di legge in senso garantista e liberale, nel nome e in memoria del compianto Cavaliere di Arcore
Nel giorno dei funerali di Stato officiati nel Duomo di Milano, e che segneranno l’ultimo saluto dell’Italia, e del Mondo, a Silvio Berlusconi, scomparso lunedì all’età di 86 anni per le complicanze dei gravi problemi di salute che lo avevano ricondotto al San Raffaele, il Consiglio dei Ministri si prepara alla convocazione di domani, a palazzo Chigi, per l’adozione del disegno di legge di revisione di tutta una serie di reati e di meccanismi attinenti alla agibilità dei pubblici amministratori e alla tutela della onorabilità delle persone indiziate, indagate, intercettate o fermate.
Non si tratta di un provvedimento organico, bensì di un primo pacchetto di norme emblematico, però, del corso che il governo Meloni intende imprimere a una materia sulla quale da 29 anni è in corso la più grande delle contrapposizioni fra partiti e fra poteri statali della seconda Repubblica, nata dalle ceneri di tangentopoli con un irrisolto complesso edipico nei confronti dell’istituzione giudiziaria.
È il Ministro Carlo Nordio, storico magistrato di cui sono note le posizioni moderate e mai integraliste, ad annunciare la proposta legislativa che, in quanto proveniente dallo stesso Esecutivo, dovrebbe essere assegnato al dibattito e al voto del Parlamento in tempi tutto sommato certi, incontrando il favore anche dei settori più centristi dell’opposizione, dai seguaci di Renzi in Italia viva agli azionisti di Calenda e di Enrico Costa.
È stato il vice di Nordio, l’esponente di Fratelli d’Italia Delmastro Delle Vedove, a riassumere con una forma di slogan l’indirizzo del programma della destra e del Governo per il dicastero di Via Arenula: garantisti nel corso del processo, giustizialisti nell’esecuzione della sentenza definitiva ove sancisca la condanna del cittadino imputato.
Un modo per cercare di tenere unite le varie anime della coalizione uscita vincitrice dal voto politico dello scorso settembre e che ha condotto Meloni al timone dell’Italia con grandi aspettative di rivoluzionamento della macchina statale.
La bozza che il Consiglio di domani si appresta a varare interviene su una pluralità di capitoli: dai reati contro la pubblica amministrazione alla delimitazione del perimetro delle intercettazioni, dalla custodia cautelare in carcere – la cosiddetta detenzione preventiva – ai casi di inappellabilità delle sentenze di assoluzione e proscioglimento in primo grado, eccezione fatta per i reati di maggiore allarme sociale e quelli contrassegnati dal codice rosso.
Sul primo punto, i riflettori sono puntati sulla fattispecie dell’abuso d’ufficio: troppe le volte in cui si procede alla iscrizione di un pubblico amministratore, dal Sindaco al funzionario, nel registro degli indagati, anche per fatti o accadimenti dove non è chiara una responsabilità soggettiva, salvo poi assistere, a distanza non di rado di anni, a pronunciamenti di assoluzione, mentre nel frattempo la persona indiziata o indagata viene sottoposta al pettegolezzo sociale o mediatico. Con l’aggravante, secondo il dossier messo a punto dai tecnici di Nordio, che subentra una più generale esitazione ad apporre la classica firma su delibere o determinazioni funzionali allo sblocco di opere o interventi.
Il disegno di legge prevede pertanto la cancellazione della tipologia del reato di abuso d’ufficio, la cui norma sarebbe alla base di una eccessiva discrezionalità nella formulazione dei capi di imputazione, e nello stesso tempo una revisione limitativa dell’altra fattispecie del traffico di influenze illecite, dove pure in tal caso le assoluzioni prevalgono sulle condanne finali.
Nella medesima direzione di tutela della persona, qualora queste abbia avuto conversazioni telefoniche con altro soggetto viceversa sottoposto a indagine investigativa, si muove l’altro capitolo dedicato alla riforma delle intercettazioni: il costo complessivo delle quali comporta a carico dello Stato una spesa pari a 200 milioni di euro all’anno, portando alla pubblicazione di stralci di dialoghi dove figurano, come interlocutori dell’indiziato o indagato, cittadini del tutto inconsapevoli o estranei alle indagini in corso.
La bozza redatta dal gruppo di lavoro del ministro Nordio stabilisce che potranno essere autorizzate e pubblicate soltanto quelle intercettazioni rilevanti ai fini dell’accertamento della verità processuale e giudiziaria o ammesse nel dibattimento pubblico. In via contestuale, vengono introdotte delle limitazioni volte a responsabilizzare magistrati e ufficiali di polizia giudiziaria nella trasmissione degli atti e dei verbali ai responsabili dei mezzi di divulgazione mediatica.
Un ulteriore capitolo di riforma risiede nella custodia cautelare, che verrà normata nel senso di affidare il provvedimento di limitazione della libertà personale in carcere non più a un giudice monocratico, bensì a un collegio giudicante, al fine di accentuare il carattere di estrema ratio della modalità della carcerazione preventiva. Il magistrato dovrà inoltre avere un primo colloquio con il cittadino sottoposto a fermo, al fine di acquisire la percezione del contesto che ha condotto al primo provvedimento di polizia.
Nella piena consapevolezza del fatto che l’attuale organigramma dei tribunali non consente l’immediata applicazione di una simile riforma epocale, la bozza legislativa prevede un tempo transitorio di un paio di anni durante i quali dovranno essere integrate le piante organiche degli uffici giurisdizionali di primo grado attraverso un piano che autorizza almeno 250 assunzioni.
Ultimo, ma non per importanza, è il tassello che stabilisce le ipotesi in cui una sentenza di assoluzione di primo grado non possa più essere impugnata dal pubblico ministero e diventi pertanto definitiva. Il disegno di legge deve individuare i casi di tenuità del fatto, stabilendo viceversa i casi di piena appellabilità per i reati di maggiore allarme sociale, contrassegnati da flagranza o segnati dal codice rosso, compresi gli atti persecutori alla base dei drammatici e sempre più numerosi episodi di stalking e di femminicidio.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




