NO, CARO SINDACO LO RUSSO, QUESTA VOLTA LE SCUSE NON BASTANO

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DIR. POLITICO ALESSANDRO ZORGNIOTTI

 

A Torino, città definita dallo stesso Premier Draghi una propaggine del Mezzogiorno d’Italia nel Nord Ovest, tutto aumenta, dalle multe alle addizionali fiscali fino alle indennità dei politici comunali – dai 3,3 milioni del 2021 ai 5 milioni di euro di quest’anno -, al palo restano occupazione e potere d’acquisto di salari e pensioni

Il nostro giornale on line, che per primo correttamente e lealmente aveva chiesto tuttora invano una intervista al Sindaco subito dopo la sua elezione, è stato il solo a segnalare pubblicamente lo scandalo dei costi crescenti della politica che trasformano gli eletti nei consigli del Comune e delle circoscrizioni e i nominati nella Giunta in una nuova casta con emolumenti singoli da 1000 a 11.000 euro al mese

Torino, una città del Sud nel Nord: così nello scorso mese di luglio il Premier Draghi ha definito il capoluogo del Piemonte dal punto di vista dei numeri che ne misuravano, e ne misurano, il declino economico e sociale lanciando l’allarme su politiche industriali carenti e inadeguate ad attrarre investitori diretti fidelizzabili così come a incentivare la permanenza di talenti e di attività all’ombra della Mole.

 

Torino ancora recentemente si è confermata la città dei primati non invidiabili: terza in Italia per controvalore totale delle multe inflitte in un anno – che la commissione parlamentare “Baldelli” ha calcolato in 50 milioni, più esosi sono soltanto i Comuni di Milano e di Roma – adesso promette, anzi minaccia di scalare il podio dell’addizionale Irpef municipale, come se non bastasse quella regionale aumentata prima da Cota e poi da Chiamparino, e la classifica dei trattamenti economici di eletti e nominati in consigli e giunte di palazzo civico.

Insomma, verrebbe da dire, mentre il PIL del Palazzo gode di ottima salute, quello di famiglie e imprese resta fermo, e in economia quando un salario o una pensione non vengono allineati ai nuovi costi dei beni e dei servizi correnti, allora vuol dire che arretrano in potere d’acquisto.

Non è solo il caso culmine delle famiglie operaie ex Embraco, sono altresì le innumerevoli vicende dei lavoratori poveri e dei salari sotto la soglia Istat di sopravvivenza e dignità.  Sarebbe bellissimo se lavoratori a reddito fisso e pensionati minimi e medi potessero autonomamente aggiornarsi gli emolumenti così come i partiti in Parlamento e al governo hanno fatto per i propri amministratori locali, in quanto dal 2022 il sindaco Lo Russo e tutti gli eletti e i nominati di questa legislatura comunale potranno contare su un più che congruo arrotondamento del 50 per cento in più di quanto loro o i loro predecessori ricevevano prima.

È vero che si parla di cifre lorde, ma il netto non dispiace di certo!

Per inciso e concretamente: salvo i casi in cui la legge preveda un dimezzamento delle indennità (per esempio nell’ipotesi di lavoratori dipendenti che decidano di non mettersi in aspettativa), ogni mese il sindaco riceverà da quest’anno oltre 11.000 euro, il vicesindaco oltre 8400, i singoli assessori e il presidente del Consiglio comunale oltre 7200 euro, ciascun consigliere comunale fino a un massimo di 2800 euro, ogni Presidente di circoscrizione (i cosiddetti mini sindaci) oltre 4300 euro e infine ciascun consigliere circoscrizionale quasi 1100 euro.

Piccola precisazione: parliamo di persone che nella vita extra politica non vivono condizioni di disoccupazione o di povertà lavorativa o salariale. Probabilmente, la scelta di un elettore torinese su due di non recarsi alle urne, nello scorso mese di ottobre, è stata dettata anche da un sentimento di amarezza verso quella che viene vista ormai come una casta a tutti gli effetti, molto costosa per i cittadini di Torino e per i contribuenti italiani dal momento che Draghi, per agevolare gli aumenti indennitari, ha impiegato una cifra pari a mezzo milione di euro, 500 milioni che sarebbero potuti andare a integrare il fondo contro i rincari dell’energia.

Le associazioni dei consumatori stimano che gli aumenti delle bollette peseranno su ogni famiglia con un esborso aggiuntivo di almeno mille euro: dato che né il sindaco Lo Russo né gli amministratori eletti e nominati della nuova legislatura torinese sembrano intenzionati a rinunciare agli aumenti – sebbene un punto della legge dica che gli importi non utilizzati dai Comuni torneranno a un apposito capitolo di entrata del bilancio dello Stato – altrimenti non sarebbe stata firmata la determina dirigenziale che in pieno esercizio provvisorio impegna già oltre 1 milione 200mila euro corrispondente a un quarto (tre dodicesimi) del totale delle indennità per il 2022, sarebbe un buon segnale di riavvicinamento ai cittadini destinare il 100 per cento della differenza netta tra gli emolumenti del 2022 e quelli del 2021 a un fondo emergenze sociali.

Per i politici locali sarebbe un sacrificio minimo, per almeno mille famiglie in povertà energetica significherebbe un aiuto non piccolo.  Altrimenti, ci perdoni Signor Sindaco, questa volta le scuse da Lei, per avere aumentato le tasse anche a chi ha un reddito lordo di 28.001 euro, non le possiamo accettare.