Nomine, l’ultima abbuffata di Meloni: 800 poltrone

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È la (terza) grande abbuffata di Giorgia Meloni. Il governo si prepara a varare circa 800 nomine per occupare le poltrone delle società controllate dal ministero dell’Economia. Tanti sono gli incarichi in scadenza nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle partecipate pubbliche. Andranno rinnovati dalle assemblee dei soci che, tra aprile e maggio, verranno convocate per l’approvazione dei bilanci e la nomina dei vertici scaduti, per i prossimi tre anni.

In base agli elenchi pubblicati sul sito del ministero dell’Economia si può calcolare che scadono i cda o incarichi di gestione di 96 società, per un totale di circa 500 poltrone, e 87 collegi sindacali, per poco meno di 300 poltrone. Come sempre, nessuno del governo si prenderà la briga di spiegare le motivazioni con cui si confermeranno o bocceranno decine di manager.
Tra i cda da rinnovare ci sono Fincantieri, Snam, Italgas, quotate in Borsa. Inoltre Sace, Invitalia, guidata da Bernardo Mattarella, nipote del presidente della Repubblica, Ansaldo Energia, Giubileo 2025, Autostrade per l’Italia. La società che gestisce metà della rete nazionale è al secondo giro di nomine dopo che la Cdp, insieme a Blackstone e Macquarie, ha comprato l’88% di Aspi dai Benetton a peso d’oro (8,2 miliardi, oltre ai debiti passati a Cdp). Nomine in arrivo anche all’Anas, i cui vertici sono in prorogatio dal 2023 e in altre 40 società di Ferrovie. Tra i cda in scadenza ce ne sono 11 del gruppo Eni, tra cui Plenitude e Versalis, 10 di Poste e Rai Cinema, mentre la Rai è ancora senza presidente.

Con questa tornata il governo Fdi-Lega-Fi completerà la presa sulle società pubbliche. Terreno sul quale Giorgia Meloni ha già dimostrato di sapersi muovere seppur con qualche inciampo, a cominciare dalla primavera del 2023, quando ha proceduto al rinnovo dei vertici delle società pubbliche più importanti: Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna, Enav.

Carlo Di Foggia e Gianni Dragoni