Non andrà di moda

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raggi
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E’ innegabile che io sia in guerra con i miei lettori: lo avverto da certi commenti a piè d’articolo che mi fanno dubitare dell’utilità di questo mio lavoro

. Ma la mia è solo una proposta di lettura, poca roba rispetto a una proposta politica. Niente rispetto al lavoro di chi si confronta con i desideri della gente per selezionare la volontà generale: l’utile, il bene comune. Quella poveraccia di Virginia, che sì è dannata l’anima per 6/7 anni con i suoi concittadini, è stata sonoramente bocciata. La metà dei romani non è andata a votare, chi c’è andato ha votato per altri.

Lei è giovane, ha ancora fiducia nella gente; ce l’hanno ancora suo marito e la sua famiglia. Le hanno insegnato che amare Roma è un valore identitario, spirituale, che rispettare la volontà della gente è il senso della Democrazia, che fare il suo bene è il compito più alto a cui si possa aspirare. Lei crede nella rivoluzione morale a 5 stelle, nella missione di scovare il malaffare nei pubblici uffici; crede nella probità dell’amministrazione e della finanza. Confida nel fatto che lo Stato non sia una faccenda privata. Purtroppo il perno stesso della Democrazia consiste nell’inevitabile volontà collettiva. Non c’è alcun proposito che si possa allevare da soli, nessun progetto realizzabile in gruppi ristretti. Insomma, senza l’approvazione della gente i più nobili ideali non si realizzano. E non c’è altro modo che convincerla della bontà delle proprie intenzioni; oppure, ingannarla.

Considerando i quozienti intellettivi, la cultura individuale, le tradizioni locali, l’ottusità generata da un potere che non informa ma distorce, il senso della struttura sociale è sconosciuto ai più. Così gli obiettivi istintivi delle maggioranze possono severamente divergere dai “buoni propositi” dei rivoluzionari.

L’onestà, quasi un passe-partout della nuova ideologia, potrebbe non essere condivisa dalla gente. Difatti, a naso, pare sia stato invece considerato un succedaneo dei requisiti fondamentali della funzione pubblica: la competenza. Una cosa che il popolo non può giudicare, ma che può essere suggerita dall’informazione del padrone. Una cosa che può agevolmente mascherare i propositi disonesti. Perciò, nel chiacchiericcio che segue le discussioni sui programmi, sulle strategie, e le capacità, sorge la convinzione già allevata dal più famoso degli illuministi, Voltaire: quando il popolo si cimenta nel ragionamento, allora, tutto è perduto. E perduti sono i sogni degli onesti. Le residue speranze radicali riempiono le piazze di Conte, ma le maggioranze italiche sono silenziose. E nemiche.

Giuseppe Di Maio