Non gli resta che piangere

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Giancarlo Giorgetti, della Lega, durante la trasmissione televisiva ''Porta a Porta'', Roma 22 gennaio 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI

A sistemare per le feste Giancarlo Giorgetti ci ha pensato Paolo Gentiloni. Tanto il ministro dell’Economia quanto il commissario Ue erano ieri presenti al meeting di Rimini. Invitati a intervenire in due panel differenti. Il primo a parlare, sfortunatamente per lui, è stato Giorgetti.

Che ha offerto a Gentiloni la possibilità di replicare a dovere. Giorgetti, buttandola in caciara come spesso gli capita, è partito all’attacco dell’Europa su due terreni per l’Italia meloniana scivolosissimi, vale a dire il Patto di stabilità e il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Partiamo dal primo. Nel nuovo Patto di stabilità Ue, dice Giorgetti, “il pensiero lungo e il concetto di investimento non sono adeguatamente valutati” e “questo costringe gli Stati nazionali a fare valutazioni, inevitabilmente, di breve e corto respiro”.

Eppure, quando a dicembre dello scorso anno l’Ecofin ha dato il via libera al nuovo Patto, Giorgetti aveva diffuso un comunicato sostenendo che le nuove regole contemplavano “alcune cose positive e altre meno”. E che “l’Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall’altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo”. A ricordare al ministro le sue parole, e soprattutto che quel Patto che ora critica lo ha sottoscritto, non sono solo le opposizioni.
La memoria corta di Giorgetti sul Patto Ue

“Domandina semplice semplice a Giorgetti: ma allora perché ha votato per un Patto di stabilità che per l’Italia sarà una camicia di forza? E domandina semplice semplice anche a Giorgia Meloni: ma non era finita la pacchia per l’Europa?”, chiede il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5S.

Ma glielo ricorda anche Gentiloni che di quel Patto è un po’ il regista e il guardiano. “La collaborazione con il ministro Giorgetti è sempre stata ottima. Posso dire che abbiamo lavorato insieme molto bene e che Giorgetti ha avuto un ruolo importante nella definizione del nuovo Patto di stabilità, rappresentando l’Italia e sostenendo il nuovo Patto a nome dell’Italia”, punge Gentiloni.

Che poi, contestando le parole di Giorgetti nel merito, aggiunge: “Io penso che il nuovo Patto abbia in realtà l’impulso a lavorare sul medio e lungo periodo: parliamo di un piano pluriennale di 4 o addirittura 7 anni che i diversi Paesi devono presentare alla Commissione nelle prossime settimane, cioè adesso. Quindi penso che sia una prospettiva di lungo periodo”.

Raffaella Malito