OCCUPAZIONE: SOTTO IL SOLE MOLTE OMBRE SUL NOSTRO MERCATO DEL LAVORO

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A luglio, nel confronto congiunturale con il mese precedente, risultano in aumento gli autonomi e in diminuzione i dipendenti, sia stabili che a termine. Un chiaro campanello d’allarme rispetto al tendenziale con lo stesso mese del 2023 che evidenzia viceversa dati crescenti su tutte e tre le voci

Inquietante il calo degli avviamenti nella soglia anagrafica fra i 25 e i 34 anni di età, spia di uno scenario che potrebbe essere alquanto più sconfortante a causa della tendenza, oramai consolidata, alla migrazione dei nostri giovani verso i mercati esteri

Il dato relativo agli occupati, in termini di stock, supera i 25 milioni di addetti. Ancora troppo poco per conseguire i livelli occupazionali che in percentuale sono rinvenibili nella media della UE e dei Paesi nostri diretti concorrenti.

Nel corso del periodo compreso fra giugno e luglio di quest’anno, poi, la sensazione, a leggere con attenzione le rilevazioni oggettive dell’ISTAT, è che ci si possa trovare di fronte a una prospettiva in cui, per vari ordini di ragioni, il lavoro dipendente non sarebbe più ricercato o accessibile a causa di: divari fra competenze richieste e titoli dei candidati; dinamiche salariali poco soddisfacenti, soprattutto nel terziario; dichiarazioni di eccedenze di manodopera nei settori dell’industria e della grande distribuzione (i sindacati e alcuni osservatori citano espressamente 150.000 posti a rischio).

Ecco, pertanto, che rispunta e riprende fiato il lavoro autonomo, in gergo anglosassone il “self employment”, che consente a un maggior numero di persone, sia giovani che adulte, di accedere alle possibilità messe complessivamente a disposizione dal vigente impianto normativo, dell’imposizione di tipo forfettario alla fiscalizzazione degli oneri sociali e previdenziali, fino al nuovo concordato preventivo biennale. Tutte circostanze che, nel proprio insieme, stanno spingendo un maggior numero di persone a tentare la via dell’auto impiego senza incorrere in eccessivi costi iniziali e di avviamento.

Un risvolto invece positivo è quello corrispondente all’avviamento dei soggetti di età uguale o superiore ai 50 anni, circostanza questa favorita sia dai bonus assuntivi nel frattempo introdotti, sia dal fatto che il mix fra la crisi di natalità in atto da anni e la migrazione delle leve più giovani rende più complicato il reperimento degli under 30 e 40.

Ultimo dato meritevole di nota: aumentano i disoccupati in senso statistico e calano gli inattivi, segno che l’abolizione avvenuta del reddito di cittadinanza e il più ristretto assegno di inclusione portano più individui a proporsi sul mercato del lavoro. Ma ciò non è necessariamente una buona notizia se nel frattempo non si è agito sulle cause del precariato, del mancato salario minimo e della insicurezza negli ambienti lavorativi.

Dir politico Alessandro Zorgniotti