Onore a Luis Enrique: ha fatto a pezzi le certezze di tutti

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Un anno fa, quando Mbappé voltò le spalle a Parigi per vestire il bianco del Real Madrid, tutti puntarono il dito contro il PSG.
Dicevano: “È la fine. Senza il loro campione, non vinceranno più niente.”
Ma in quella sala stampa Luis Enrique non tremò. Non fece sconti. Non cercò scuse.
Guardò i giornalisti dritto negli occhi e disse:
“Senza Mbappé saremo più forti.”
Parole da folle, dicevano. Parole da uno che non capisce niente di calcio, ridevano.
Dodici mesi dopo, la risposta è arrivata sul campo: il PSG ha alzato ogni trofeo possibile. E adesso, prima di chiudere il cerchio con il Mondiale per Club contro il Chelsea, si è tolto lo sfizio di umiliare 4-0 proprio il Real Madrid di Mbappé.
Una lezione di calcio. Una dichiarazione di guerra.
Perché oggi chi affronta questo PSG affronta un branco: giovani diventati uomini, uomini diventati campioni. Nessuna superstar sopra la squadra. Nessuno più grande di questo spogliatoio.
Giocare contro questo PSG è un incubo: non li fermi, non li inganni, non li spaventi.
Luis Enrique non ha perso un fuoriclasse. Ha perso un singolo e si è preso un impero. Ha strappato via i nomi stampati sulle maglie per costruire qualcosa che resterà.
Il calcio cambia. I campioni vanno e vengono. Ma i leader veri, quelli capaci di trasformare le risate in applausi, restano.