A Tropea la domanda rimbalza da tempo, come un’eco stanca: «Un malato che deve fare? ». Questa volta, però, è più incalzante del solito, soprattutto dal giorno delle dimissioni del dottor Alberto Ventrice, urologo in servizio nel locale ospedale, che ha detto «Basta» perché impossibilitato a operare in presenza di un solo anestesista nell’intero nosocomio.
L’addio annunciato dal professionista ha smosso un pezzo di popolazione che sembrava ormai rassegnato. Pazienti, cittadini, comitati e amministratori locali si sono messi in moto per opporsi a quella che sembra la morte annunciata di una struttura che, nei mesi estivi, arriva a servire una popolazione pari a quella di Milano.
Il tutto mentre gli utenti devono fare i conti con le patologie contro cui combattono da tempo: Pasquale Lorenzo, paziente urologico, lo dice con la schietta disperazione di chi non ha alternative: «Ero sotto controllo dal dottor Ventrice, purtroppo adesso è venuto a mancare e non so a chi rivolgermi. Mi devo operare», ci dice sconsolato, rimarcando anche l’importanza turistica del nosocomio: «Molti telefonano e chiedono: c’è un ospedale? Se gli dici di no, non vengono».
Ma la protesta non è solo degli urologici, è più ampia e profonda. Secondo Marina Radice, del comitato Costa degli dei, i cittadini sono allo stremo: «Devono andare continuamente al Pronto soccorso per patologie complesse. Stanno arrivando al punto di denunciare ai carabinieri ciò che l’organizzazione non riesce a garantire».
Difficoltà che vive anche Nicola Cricelli, malato oncologico: «Fra Tropea e Germaneto (il Policlinico di Catanzaro ndr) trovo molte difficoltà per la carenza di personale. A volte devo andare pure a Polistena per una tac. Ma chi non ha l’auto o un parente, come fa? Come si sposta? ».


