Padri e lavoratori, in aumento le dimissioni per la cura dei figli

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Un dato forse non eccezionale ma che, se letto all’interno di una analisi più ampia, rappresenta la spia di un fenomeno in aumento: nel 2024 i padri che hanno lasciato il lavoro con la motivazione di accudimento dei figli sono aumentati fino a sfiorare quota 20mila unità.

Lo dice l’Ispettorato Nazionale del Lavoro nella sua ultima relazione sulle “Convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri relativa agli anni 2023 e 2024”.

A pesare maggiormente è l’età della prole: la fascia 0-3 anni rappresenta quella per cui i genitori lasciano in modo più massiccio il lavoro, assieme agli anni (o meno) di anzianità di servizio. I due fattori, incrociati, lasciano spazio al cambiamento: solo due anni fa il dato dei dei padri dimissionari si attestava al 7 per cento del totale delle dimissioni.

Il tema delle motivazioni presenta profonde differenze di genere: non a caso per le convalide femminili la motivazione prevalente è la difficoltà di conciliazione tra lavoro e cura del bambino/: in particolare la maggioranza delle lavoratrici madri ha collegato tale difficoltà all’assenza di servizi (il 45,2% nel 2023, il 47,5% nel 2024). La seconda tipologia di problematiche – dicono i dati – è quella legata all’organizzazione del lavoro (29,5% nel 2023 e 30,0% nel 2024). Nel complesso la difficoltà di cura rappresenta nel 2023 il 74,7% delle convalide, valore che è passato al 77,5% nel 2024.

Per i lavoratori padri invece la motivazione principale di recesso è di carattere professionale, ovvero per passaggio ad altra azienda (72,2% nel 2023 e 66,6% nel 2024) mentre la cura dei figli è la motivazione solo nel 16,7% dei casi nel 2023 e del 21,1% nel 2024.