I gatti sono già in rivolta. Per tacere di pappagalli, conigli, iguane o maialini che pure non vedevano l’ora di seguire i loro onorevoli padroni al lavoro. Palazzo Madama non si trasformerà infatti nell’Arca di Noè di Ignazio La Russa perché, al netto di permessi speciali da accordare ad altri tipi di animali, solo i cani hanno vinto un biglietto di ingresso là dove regna la seconda carica dello Stato: Fido si conferma il migliore amico dell’uomo senatore e da ieri fa casta insieme a lui.
Anche se il privilegio a quattro zampe è una rosa con le spine: a carlini, chihuahua, maremmani e – perché no – pure San Bernardo, non tutto sarà concesso. Anzi. Secondo le nuove regole dovranno essere guardati a vista tutto il tempo, mai liberi dal guinzaglio nei corridoi di transito, lontani dalla buvette e chissà che scene quando pretenderanno di abbaiare: per soggiornare a Palazzo oltre al certificato vaccinale, al controllo di zecche e pulci, dovranno pure sottostare a preventivi test psicoattitudinali, come prova di mansuetudine che pure non è richiesta ai loro proprietari.
La svolta dog friendly del Senato non sarà dunque cosa da tutti, ancora peggio nel caso dei cani dei dipendenti. Basterà infatti che un solo vicino di scrivania sia contrario all’ospite a quattro zampe per mandare tutto in vacca: sei fuori! Ma tant’è. Il diritto è ormai sancito anche se le regole sono rigidissime tra divieti, zone rosse e daspo in caso di violazione delle prescrizioni.
“Il proprietario ha l’obbligo di evitare che l’animale ammesso esplichi i propri bisogni biologici all’interno degli uffici del Senato e negli ambienti dove è consentito il transito, nonché di provvedere, nel caso in cui ciò non sia stato possibile, all’immediata rimozione e igienizzazione” recitano le nuove regole in base alle quali è vietato lasciare il cane incustodito e abbandonarlo in ufficio. In caso di smarrimento tra le mura di Palazzo Madama, immediata dovrà essere la comunicazione alla Questura interna affinché inizino prontamente le ricerche. Ma soprattutto c’è il prima.
La richiesta di accesso dovrà essere corredata da una pila di documenti: l’assicurazione in caso di danni, la manleva dalla responsabilità dell’Amministrazione del Senato, l’impegno ad attenersi alle prescrizioni su trasportino, guinzagli, palette e raccogli pupù e pipì. E poi il passaporto vaccinale, i certificati che attestano l’assenza di “malattie infettive e infestive” e la valutazione comportamentale su “affidabilità ed equilibrio psichico”. Si fa presto a dire Senato, mondo cane!
(Di Ila. Pro. – ilfattoquotidiano.it)



