Il nuovo governatore di Bankitalia ritiene che gli aiuti per arginare il caro bollette alimentino l’inflazione e come tali vadano rimossi dalla prossima legge di stabilità finanziaria
Fuoco amico sul Governo? Non si sa, ma qualche cerino acceso lo si nota, si tratta solo di capire se andrà verso un auto spegnimento oppure se brucerà le dita a chi sta cominciando a mettere mano alla prossima legge di bilancio, la seconda dell’era Meloni, la prima nel segno della “realpolitik” con la destra al vertice di palazzo Chigi.
Fabio Panetta, consigliere direttivo uscente della BCE di Christine Lagarde, non di rado critico verso quest’ultima e gli eccessivi rigori in senso monetarista, designato a succedere a Ignazio Visco a capo della Banca d’Italia di comune accordo fra il direttorio di quest’ultima e la Premier di Fdi, ha lanciato un siluro dichiarativo dal potenziale detonante molto alto.
Così può essere definita la dichiarazione in base alla quale gli aiuti destinati a fronteggiare gli effetti sociali recessivi dei rincari energetici dovrebbero essere stralciati in via definitiva dalla prossima manovra di bilancio, e ciò in ragione della spirale inflazionistica che tali sostegni susciterebbero alimentando la domanda delle famiglie e con essa la stabilizzazione verso l’alto del livello generale dei prezzi. Il che, in definitiva, porterebbe la BCE rigorista di Lagarde a non abbandonare la linea intransigente del rincaro dei tassi e del costo denaro.
Secondo Panetta, indicato altresì da più fonti come eventuale futuro Premier tecnico – assieme al governatore uscente Visco – in caso di crisi anticipata del governo Meloni, la scelta, sebbene impopolare a livello politico elettorale, costituirebbe il male minore, dal momento che l’alternativa sarebbe quella di assistere a ulteriori manovre rialziste da parte della Eurotower di Francoforte, con salassi aggiuntivi sui mutui in corso di cittadini e imprese e strette creditizie sui prestiti futuri.
Sebbene sul piano della teoria economica il ragionamento sia in astratto condivisibile, sul versante pratico ciò richiede un gradualismo inevitabile, e per tutta una serie di ragioni. La prima di esse è che il nuovo corso dei rincari tariffari dei prodotti e dei servizi energetici riflette moti sganciati dal meccanismo della domanda e riferibili a manovre sul mercato finanziario di Amsterdam dove opera la Borsa del gas: anche se il price cap di Bruxelles ha contribuito a disinnescare, benché in ritardo, i picchi speculativi che avevano incorporato nei prezzi finali il massimo balzo all’insù della domanda seguita alla pandemia e all’inizio della guerra in Ucraina, nella fase attuale basta un qualsiasi incidente regionale, come la recessione cinese e il contestuale aumento della produzione industriale negli Stati Uniti d’America, per indurre operazioni volte a fare pagare di più al dettaglio gli idrocarburi e il metano.
Ecco perché da più parti al Governo si sta lavorando per finalizzare il gettito delle accise sui carburanti al finanziamento di misure come la riduzione stabilizzata del prelievo contributivo sulle buste paga e l’avvio della riforma tributaria per avviare contestualmente la diminuzione del prelievo fiscale Irpef. Un provvedimento, quest’ultimo, che sostituirebbe il bonus bollette bocciato dalle dichiarazioni di Panetta, e che sarebbe visto con occhi benevoli poiché riferito alla voce salariale direttamente collegata al lavoro e alla capacità produttiva e quindi molto più contenuta negli effetti inflattivi.
Certamente, occorre fare in modo che in modo parallelo si proceda a una riforma accelerata del mercato dell’energia, velocizzando il processo e il cammino di diversificazione delle fonti di approvvigionamento e di autonoma produzione delle stesse, altrimenti la fine sic et simpliciter dei bonus anti rincari avrebbe come unica conseguenza quella di deprimere ancora più verticalmente la domanda per consumi e di generare come risultato il passaggio dalla disinflazione, che tutti auspichiamo, alla deflazione, che tutti viceversa e giustamente temiamo.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




