Panoramica sui mercati

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Una cosa interessante che si nota sui mercati è la palese recente divergenza di performance delle “A” shares cinesi con alcuni osservatori che indicano che la correlazione tra l’S&P 500 e il CSI 300

(Shenzen) è diventata negativa, fenomeno che ha principalmente a che vedere con la divergenza delle politiche monetarie e l’accelerazione dello stimolo fiscale in Cina. Questo ha costituito una buona fonte di diversificazione per i portafogli ed è lecito attendersi un consolidamento nel momento in cui ritorni interesse per i mercati americani.

Se guardiamo agli ultimi giorni un cattivo sentiment ha pervaso il mercato azionario cinese: da un lato è ritornato il rischio di lockdown, legato alla comparsa a Shanghai, del primo caso della nuova variante Omicron BA.5, ultra-contagiosa, dall’altro il regolatore cinese ha multato i big tech per violazione delle leggi antimonopolio nella comunicazione di 28 transazioni.

La ripresa delle ostilità del regulator ha impattato pesantemente in settimana sull’indice tech, affossando la piazza di Hong Kong. Abbiamo avuto di recente anche la pubblicazione del labour market negli USA, i cui dati hanno permesso di trarre sostanzialmente due conclusioni:

1) gli USA non sono ancora in recessione;

2) i numeri forti usciti venerdì scorso continuano a mettere pressione alla FED, aumentando la probabilità di 75 bp di rialzo al FOMC di luglio, che sono poi diventati 100 bp con il CPI stellare uscito nel frattempo.

Se questo è negativo per le attese di rialzi ampi e veloci della Fed e i loro impatti sulla crescita, va però aggiunto che nonostante la forza mostrata dal report il mercato del lavoro sta dando qualche segnale di rallentamento in quanto i sussidi di disoccupazione sono in crescita, i licenziamenti sono in salita per la prima volta da 18 mesi e i sottoindici occupazionali dei PMI e ISM sono deboli (vedi il rallentamento delle assunzioni annunciato da Alphabet).

Sul fronte europeo continua a crescere la tensione legata all’approvvigionamento del gas. In settimana i flussi di Nordstream 1 si sono interrotti per manutenzione e molti temono che possano non riprendere tra 10 giorni alla fine dei lavori. Questo fattore mette ulteriore pressione sulle prospettive di crescita dell’area e sugli asset europei.

Chiudiamo analizzando la perdurante forza del dollaro e le cause che la stanno alimentando. Innanzitutto, vi è l’azione della Fed, il cui braccio è stato ulteriormente armato dal dato sull’inflazione di cui abbiamo discusso.

Poi vi è il timore crescente dell’arrivo di una recessione globale che spinge i flussi verso la valuta di riserva per eccellenza e verso l’economia più isolata e indipendente da crisi energetiche. Infine, vi è la svalutazione parallela delle divise dei paesi importatori di energia (Europa e Giappone fra tutti), che ai prezzi attuali vedono le loro bilance commerciali “esplodere” con deficit record, e dei paesi emergenti che temono i rialzi della Fed, il rafforzamento del dollaro e l’impoverimento interno dato dall’inflazione elevata (con proteste che emergono sempre di più).