Papa: “Chi non si commuove per sofferenze altrui non può dirsi cristiano”

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“Chiunque non è in grado di vedere l’altro come un fratello, di commuoversi per la sua vita e la sua situazione, al di là della provenienza familiare, culturale, sociale, non può essere discepolo di Cristo: il suo amore e la sua dedizione sono un dono gratuito di tutti e per tutti”. Papa Francesco lo sottolinea nell’omelia della messa celebrata nel campo diocesano di Antananarivo, capitale del Madagascar, seconda tappa del suo viaggio apostolico in Africa.

Dal Papa viene poi ribadita la condanna del clientelismo e della corruzione. Dopo aver ricordato che “camminare al seguito di Gesù non è molto riposante”, il Pontefice osserva che “la vita nuova che Cristo ci propone sembra scomoda e si trasforma in una scandalosa ingiustizia per coloro che credono che l’accesso al Regno dei Cieli possa limitarsi o ridursi solamente ai legami di sangue, all’appartenenza a un determinato gruppo, a un clan o una cultura particolare”.
Ma, avverte il Papa, “quando la parentela diventa la chiave decisiva e determinante di tutto ciò che è giusto e buono, si finisce per giustificare e persino consacrare alcuni comportamenti che portano alla cultura del privilegio e dell’esclusione, favoritismi, clientelismi e quindi corruzione”.