Papa Leone XIV da Castel Gandolfo: oggi c’è bisogno della “rivoluzione dell’amore”

0
6

Papa Leone XIV nella Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova di Castel Gandolfo ha presieduto la messa. Il papa poi si è spostato in piazza della Libertà per la recita dell’Angelus.

Circa duemila i partecipanti che hanno superato i controlli. Uno striscione in piazza della Libertà recita “Benvenuto Santo Padre!”.  Il pontefice ha raggiunto a piedi la piazza, piena di fedeli inattesa sotto la pioggia per incontrarlo e salutarlo.

“Oggi c’è bisogno di questa rivoluzione dell’amore” espressa dalla parabola del Buon samaritano, afferma papa Leone XIV nell’omelia della messa. Tanti popoli, ha detto il Papa, sono ”spogliati, derubati e saccheggiati, vittime di sistemi politici oppressivi, di un’economia che li costringe alla povertà, della guerra che uccide i loro sogni e le loro vite”.

Svegliare le nostre coscienze addormentate”

Il racconto evangelico del Buon Samaritano – “una delle più belle e suggestive parabole tra quelle raccontate da Gesù” – “continua a sfidarci anche oggi, interpella la nostra vita, scuote la tranquillità delle nostre coscienze addormentate o distratte, e ci provoca contro il rischio di una fede accomodante, sistemata nell’osservanza esteriore della legge ma incapace di sentire e di agire con le stesse viscere compassionevoli di Dio”. Così Papa Leone XIV nella sua omelia pronunciata oggi nella Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo.

Impariamo a guardare con compassione i drammi umani”

Anche oggi, in primo luogo chi intende seguire la strada del Cristo, come nella parabola del Buon Samaritano (presentata ai fedeli nella messa odierna) deve farsi “prossimo” ed imparare a guardare con compassione e con il cuore i drammi umani che ancora attraversano l’umanità. Lo ha detto Papa Leone commentando, nella sua omelia, il brano evangelico nel corso della messa, da lui officiata, nella Parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo. Riprendendo i vari personaggi del noto episodio evangelico, il pontefice ha detto: “Cari fratelli e sorelle, lo sguardo fa la differenza, perché esprime ciò che abbiamo nel cuore: si può vedere e passare oltre oppure vedere e sentire compassione.

C’è un vedere esteriore, distratto e frettoloso, un guardare facendo finta di non vedere, cioè senza lasciarci toccare e senza farci interpellare dalla situazione”. Ma, ha subito aggiunto, “c’è un vedere, invece, con gli occhi del cuore, con uno sguardo più profondo, con un’empatia che ci fa entrare nella situazione dell’altro, ci fa partecipare interiormente, ci tocca, ci scuote, interroga la nostra vita e la nostra responsabilità”.