Aprire le porte delle parrocchie a tutti, senza “accessi limitati o condizionati”. Proseguire nella lotta agli abusi perché tanta strada è stata fatta ma “non bisogna abbassare la guardia”
Ridisegnare il modo di operare in una società dove non esiste più la cristianità e la Chiesa non cerca né potere né consensi politici. E’ il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, a tracciare le linee dell’assemblea dei vescovi riunita da oggi ad Assisi, la città di San Francesco e della pace.
Abusi e ricerca della fine dei conflitti saranno le linee guida di questa assise che sarà chiusa giovedì 20 novembre da Papa Leone. Dopo l’assemblea sinodale, che ha chiesto ai pastori di aprirsi di più alle differenti realtà, anche quelle più ferite, e compresa anche la comunità Lgbt, oggi Zuppi chiede di proseguire su questa strada dell’accoglienza.
Le parrocchie “devono sempre restare aperte a qualunque tipo di fedeli e a qualunque ricerca di Dio: sono come la piazza della Chiesa, dove non ci devono essere accessi limitati o condizionati, perché spesso qui approdano tante persone da storie diverse particolari”, ha detto il cardinale aggiungendo che non si deve avere “timore della diversità se tutto avviene nella maternità della Chiesa e nella comunione”, riferendosi anche ai vari modi di aggregarsi nella Chiesa italiana.
Sugli abusi, dopo la bacchettata della Commissione vaticana, che domani sarà ad Assisi rappresentata dal presidente, mons. Thibault Verny, Zuppi rivendica invece il lavoro fatto, a partire da quelle 43mila persone formate per agire sul fronte della prevenzione.
Ma ammette: “Non mancano le zone d’ombra e le resistenze” e occorre “riconoscere gli errori compiuti e impegnarsi per ricucire le ferite di chi ha sofferto e soffre”.
Un passaggio sulla centralità dei poveri, sulla pace, sulla “martoriata Ucraina” e sull’Europa che deve recuperare i valori dell’umanesimo. Ma poi Zuppi traccia il percorso per una Chiesa che in Italia non è più soggetto politico da anni.
Questo non deve spaventare perché “la priorità è trasmettere la fede” e prendersi cura dei tanti “senza tetto spirituali”.
“Noi non abbiamo alcuna ambizione politica o di guadagnare posizioni di potere. Non dobbiamo compiacere alcuno né alcuna forza politica, né abbiamo alcun consenso da guadagnare.
Possiamo solo chiedere tanto amore politico, specialmente a chi si ispira alla bellissima e umanissima dottrina sociale della Chiesa.
Ci anima solo, con tutti i nostri limiti personali, l’amore per il bene del popolo italiano, per il mondo tutto”, ha detto il cardinale di Bologna. Infine, la presa di coscienza che “la cristianità è finita” ma resta il Vangelo, quello possibilmente ‘sine glossa’ di san Francesco d’Assisi.
“La fine della cristianità non segna affatto la scomparsa della fede, ma il passaggio a un tempo in cui la fede non è più data per scontata dal contesto sociale, bensì è adesione personale e consapevole al Vangelo”. “Se quindi la cristianità è finita, non lo è affatto il cristianesimo: ciò che tramonta è un ordine di potere e di cultura, non la forza viva del Vangelo”, ha rassicurato Zuppi.



