Pasta, fra fake news e rincari vince la qualità

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Crisi energetica, guerra in Ucraina. Quali ripercussioni sulla produzione della pasta, il prodotto più rappresentativo della nostra cucina nel mondo? Da sempre l’Italia, primo Paese al mondo per produzione, esportazione e consumo di questo prodotto, importa grano duro.

E, per fare chiarezza, “bisogna fare subito un distinguo tra duro e tenero. La produzione in Italia è insufficiente perché noi produciamo circa 4 milioni di tonnellate di grano duro, mentre abbiamo bisogno di almeno 5 milioni e mezzo di fabbisogno per la pasta – ha spiegato ad AGI Maria Grazia D’Egidio, docente di Merceologia e Tecnologie Alimentari all’università Cattolica di Roma e di Tecnologie Alimentari al Campus Biomedico di Roma – un fabbisogno che l’Italia importa soprattutto dal Canada, dagli Stati Uniti, in parte dall’Australia. Sono più di 40 i paesi nel mondo che producono pasta, ma è la qualità a fare la differenza”.

E, per garantire la qualità, è necessaria una miscela di grano italiano con grani differenti: quelli delle filiere estere per la quantità di glutine, i grani invece della filiera italiana, concentrata nelle regioni del Centro-Sud Italia, rappresentano una materia prima di alto livello per profumo e per la qualità del glutine che apportano alla prodotto finale.