Italia viva sfida Meloni e Salvini presentando in Senato un emendamento per abolire l’ipotesi del prelievo forzoso nei confronti dei contribuenti, contenuta nella proposta di delega tributaria del centrodestra
Fa discutere una norma, approvata in silenzio dalla Camera dei deputati, che legittima il Consiglio dei ministri a varare uno o più decreti legislativi – all’interno della riforma complessiva del sistema tributario – finalizzati al superamento graduale dei ruoli e delle cartelle esattoriali per il pagamento dei debiti erariali, tasse e multe, e al conseguimento dell’obiettivo ultimo di una “automazione nel pignoramento dei rapporti finanziari”, altrimenti detti conti correnti, depositi e titoli vari.
L’indiscrezione, che altrimenti sarebbe passata praticamente sottotraccia complice la calura estiva, è emersa in seguito alle dichiarazioni con cui Matteo Salvini, Vicepremier leghista e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha riportato in auge, sul piano politico e soprattutto mediatico, il cavallo da battaglia della pace fiscale tombale per lo stralcio definitivo di pendenze unitarie fino a 30.000 euro dovuti da ciascun contribuente ma da quest’ultimo non versati a causa di involontarie e protratte crisi di liquidità.
Un’esternazione che ha obbligato Ernesto Maria Ruffini, direttore generale di Agenzia entrate riscossione, a puntualizzare che AdeR non è un ente belligerante avverso i cittadini, ma piuttosto una istituzione amministrativa funzionale dello Stato, il cui mandato non è dichiarare guerra ai cittadini ma recuperare gettito nel rispetto di chi le imposte e le tasse le versa da sempre.
Considerazioni che non farebbero una grinza e sarebbero pure ineccepibili, se non fosse che l’Italia proviene da una fase, invero assai protratta, in cui il solo fatto di possedere una partita Iva, o di essere incorsi in una contravvenzione o in un mancato pagamento involontario – pure se pensionati o lavoratori dipendenti – comportava una sovraesposizione nei confronti degli enti creditori ed esattori che finiva con il diventare finanziariamente insostenibile.
Gli interventi che si sono susseguiti dal 2012 in poi – dalla legge “anti suicidi” di Mario Monti alla non pignorabilità della prima casa, all’innalzamento delle soglie di saldo attivo non aggredibili dagli agenti fiscali, fino alle attuali rottamazioni che spostano in avanti il problema senza risolverlo – hanno per la verità attenuato il peso delle procedure coattive di riscossione e recupero, molto costose sia per i cittadini e le imprese, sia per gli stessi soggetti pubblici titolari della potestà tassativa e impositiva.
La pace fiscale, con o senza l’aggettivo “tombale”, è parte integrante del programma di cornice con cui il centrodestra, la coalizione tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega (ex Nord), ha vinto ampiamente le elezioni politiche anticipate dello scorso settembre. Essa non preclude né esclude, teoricamente, provvedimenti che siano di semplificazione e di efficientamento delle attività di riscossione e recupero di quanto dovuto – purché in forma oggettiva e accertata – dai contribuenti; il problema è che di tali provvedimenti non si fa minimamente menzione nel suddetto patto con gli elettori alla base delle fortune politiche del Governo Meloni.
Una contraddizione che, dai ranghi dell’opposizione, è stata evidenziata soprattutto dal gruppo di Italia viva e dal suo leader ed ex Premier Matteo Renzi il quale – assieme al responsabile economico del partito onorevole Luigi Marattin – ricorda che la delega fiscale in fase di approdo in Senato, dopo il sì di Montecitorio, ricalca il progetto di Mario Draghi; e che sullo scenario (mai verificatosi all’epoca) di un prelievo coattivo sui conti bancari degli italiani, tra il 2014 e il 2016 a dare battaglia contro il Governo dell’ex Sindaco di Firenze e leader PD furono proprio, dai banchi dell’opposizione, Meloni e Salvini. Gli stessi – rincara Renzi – che oggi mettono tale potestà, in capo alle Entrate, nero su bianco nella delega di riordino strutturale del sistema tributario.
Da qui l’affondo conclusivo del leader di Italia viva: “Presenterò un emendamento in Senato per abolire la previsione del prelievo forzoso sui conti correnti. Vedremo se Lega e Fratelli d’Italia saranno coerenti con gli impegni assunti nei confronti dei propri elettori e con le battaglie condotte quando erano in minoranza”.
Ci permettiamo di aggiungere di più: il tema non è solo quello di cancellare, come è doveroso che sia, lo scenario infausto di una “patrimoniale fiscale” avverso cittadini e imprese debitori incolpevoli o in buona fede; la sfida vera è abolire il “mostro giuridico” dell’accertamento esecutivo che venne introdotto nel 2010 dalla legge Tremonti, all’epoca ministro delle finanze, e collocare lo Stato creditori su un piano di parità con i privati che, quando dichiarano di vantare una pretesa economica o monetaria, si devono rivolgere a un giudice per farsela riconoscere e ottenere i conseguenti provvedimenti cautelari e conservativi. Quindi andrebbe previsto che pure l’agenzia delle entrate sia obbligata ad adire il tribunale civile prima di procedere a qualsivoglia azione esecutiva.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI



