Il Presidente dell’associazione bancaria italiana torna sull’argomento, politicamente scottante poiché strumentalizzato da settori sia della maggioranza che dell’opposizione, degli elevati utili concomitanti con le decisioni di politica monetaria restrittiva della BCE
“Si tratta di critiche ingenerose e frutto di letture non cognitive – ha puntualizzato il vertice del sindacato di categoria degli istituti di credito – i risultati economici positivi delle Banche erano preesistenti all’aumento del costo del denaro e dei tassi di riferimento deciso a più riprese da Francoforte. Gli istituti di credito operano secondo le condizioni dei mercati e sono essi stessi, in quanto imprese, soggetti ai rischi derivanti dal deterioramento di molte situazioni aziendali”.
Il Presidente Patuelli, intervenuto al festival dell’economia di Torino, si è richiamato, in proposito, al report della stessa BCE che pone uno specifico accento su uno scenario segnato da crisi, fallimenti e cessazioni di attività economiche. Per troppo tempo, è stato fatto riferimento a una prospettiva di tassi zero che veniva considerata al pari di una nuova normalità – ha sottolineato ancora il numero uno di ABI – e una delle conseguenze di ciò è stata la predisposizione di piani pluriennali aziendali con previsioni di costi non adeguate alla reale disponibilità liquida.
Cosicché, quando si è manifestata in tutta la propria dirompenza l’alta inflazione protratta, con la conseguente necessità da parte della Eurotower di Francoforte di contrastarla con iniezioni crescenti di austerità monetaria, numerose aziende si sono trovate pressoché del tutto spiazzate e per nulla preparate a questa ondata di sempre più elevati oneri finanziari.
I cui effetti, nel corso dei prossimi mesi e in particolare a partire dall’autunno, potrebbero culminare nella dichiarazione di una catena di stati di crisi aziendali a cui le Banche sarebbero tenute a fare fronte, come prescritto dalle severe leggi e regole europee e internazionali, iscrivendo i relativi crediti tra le sofferenze e procedendo alla copertura degli stessi dedicando più risorse – attinte proprio dagli utili oggi nel mirino della politica – ai fondi di accantonamento per le svalutazioni.
Il vertice di ABI, avendo sempre presente il rapporto fra macro e micro economia, ha esortato a non trascurare né sottovalutare le difficoltà economiche della Germania, che potrebbero essere penalizzanti per l’industria italiana per via delle varie interdipendenze di filiera tra le nostre due Nazioni, e ha ribadito che il settore bancario non verrà meno al proprio ruolo proattivo e di responsabilità per aiutare, ove possibile, il cammino di attuazione del Pnrr.
Sulle cui difficoltà realizzative dice: mi stupisco che ci si stupisca. Storicamente è sempre problematico spendere i fondi europei ordinari, figurarsi quelli straordinari che sono rigorosamente vincolati negli obiettivi e nelle tempistiche perentorie.
Proprio nei mesi scorsi, Patuelli aveva cercato di fornire il proprio contributo propositivo al dibattito sul recovery plan, lanciando l’ottima idea di rendere in via eccezionale l’Italia tutta una zona franca speciale, così da legittimare ogni possibile accelerazione operativa e procedimentale. Proposta al momento non presa in considerazione dal Governo Meloni, che ha viceversa preferito agire sul meccanismo dei controlli, rendendo meno invasivi quelli della corte dei Conti, e spostando alcuni progetti del Pnrr, non urgenti, su altri più ordinari filoni della programmazione comunitaria ordinaria, che offre maggiori dilazioni temporali rispetto al fatidico 2026.
Il contributo del settore bancario e creditizio alla facilitazione del raggiungimento degli obiettivi e risultati di investimento, prescritti dal piano nazionale di ripresa e resilienza, sarà un contributo in linea con il senso di responsabilità nazionale tipico del modus agendi delle Banche nelle principali fasi di difficoltà globale attraversate dal Paese – basti pensare alla straordinaria capacità deliberativa messa in campo nel corso della prima e della seconda ondata pandemica del 2020 e 2021 – ma ciò, ha aggiunto Patuelli, dovrà necessariamente avvenire nel quadro delle compatibilità normative, contabili e patrimoniali a cui gli istituti sono sottoposti in maniera rigorosa, compatibilità che non sono state derogate né sospese da decisioni delle autorità politiche.
Dir politico Alessandro ZORGNIOTTI




