Ai militari hanno fornito le chat di WhatsApp scoperte per caso dalla mamma: un susseguirsi di insulti nei confronti del piccolo alternati con scambi di foto del bambino.
Proprio le fotografie del bambino scambiate nella chat sono state l’oggetto della denuncia presentata oggi. “Ci hanno detto che tratteranno la vicenda con tutta l’attenzione” ha spiegato l’avvocato Luisa Fiore, legale della famiglia.
“Pirla” e “sporco” gli appellativi usati dalle docenti in chat
Una “ritorsione” secondo la donna, che ha allegato le chat e i messaggi vocali a un esposto presentato agli Uffici scolastici regionale e provinciale, alla dirigente dell’istituto, al Difensore civico della regione Lombardia (un garante dei diritti dei cittadini) e e persino alla diocesi di Pavia.
Il bambino sarebbe stato nel mirino delle maestre per quattro mesi, da novembre a febbraio, quando la madre ha scoperto per caso le chat sul computer della scuola. A colpire la madre è stato il tenore dei messaggi, particolarmente pesanti, riguardanti suo figlio. Il bambino era anche ritratto in una foto, condivisa su WhatsApp dalle maestre, che lo mostrava seduto al banco, dopo aver ricevuto un castigo, con lo sguardo basso e le braccia incrociate. All’alunno sarebbero state inflitte punizioni e in un’occasione sarebbe stato costretto a restare fuori della classe.



