Pazienzona

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È tutta questione di… prudenza.

Pazienzona, perché lo stesso Salvini dichiara di essere stato ingenuo (dicendo persino che credeva di vivere in un paese democratico, mentre in realtà stiamo ancora vivendo in un paese democratico, almeno apparentemente…). Secondo lui, sono vigliacchi gli ex compagni di governo e gli ex compagni rossi (arcobaleno da parecchio…). D’altra parte, non si tratta solo di ingenuità, ma di arroganza, tracotanza, presunzione e megalomania. Esattamente come accade per tutti gli altri politici del nostro parlamento. Non solo lui è affetto da queste anomalie. Lo sono quasi tutti, ma le sanno gestire molto meglio: senza farsi vedere troppo sui social, senza badare troppo al consenso (sapendo che il consenso non serve a nulla, quando le maggioranze in parlamento possono essere alternative). E tutto questo lo stiamo vedendo.

Pazienzona, perché ha vinto Renzi, assieme a di Maio. E, forse, ha vinto anche Grillo. La Casaleggio Associati è un’ altra questione. Se ne stanno occupando i costituzionalisti. Io non lo sono, ho qualche idea in merito, ma devo ancora studiare la cosa, e per questo motivo non mi esprimo. Dicevo: ha vinto Renzi, non Zingaretti. Renzi e Zingaretti non sono affatto lo stesso PD. Renzi, lo sappiamo tutti, governa sostanzialmente tutto il parlamento PD, visto che lui stesso e personalmente ha scelto i deputati e i senatori. Tutti suoi fedelissimi. E fanno quello che lui suggerisce.

Pazienzona, perché la Lega a trazione salviniana ha resuscitato il PD, togliendogli quel cappello a punta di chi sconta la sua punizione in un angolo, e che politici e giornalisti gli avevano messo in testa, come partito incapace di condurre un’attenta analisi della sconfitta subita nel 2018.

Pazienzona, perché il Movimento 5 Stelle si è ben istituzionalizzato, con questa mossa politicamente azzardata, ma efficace. Ha capito esattamente come procedono le cose in una democrazia parlamentare, e cioè che si può fare a meno delle elezioni, anche quando sembrano essere inevitabili.

Pazienzona, anche rispetto a quello che penso e che scrivo, perché, come antropologo della mente, non posso certamente avere un atteggiamento pregiudizievole, rispetto alle forme di cambiamento che la nostra cultura e società politica ci propongono. E quindi, invito tutti noi ad attendere quello che ci riserverà il nuovo governo, perché saremo tutti nelle condizioni di poter scegliere alla prossima occasione, con maggiore determinazione e volontà, quali sono i nostri veri rappresentanti presso le istituzioni.

Certo, probabilmente si ripeterà una storia molto antica per il nostro paese. La sinistra, ossia quella che si chiama “sinistra”, sicuramente si compatterà nel portare avanti le proprie idee, mentre la destra continuerà a dividersi. D’altra parte, l’individualismo è quasi genetico nell’idea liberista, mentre la dimensione sociale, con la quale si possono ingoiare molti rospi per raggiungere il proprio direttivo, è qualcosa di più tipico nella formazione culturale di “sinistra” (d’altro canto, morto Berlinguer, di “sinistra” è rimasta soltanto la mano opposta alla destra). In tutti e due i casi, vi sono pro e contro.

Pazienzona, perché “chi è causa del suo mal, pianga se stesso“ e perché solo il tempo ci saprà dire chi sarà in grado di sopravvivere, ossia chi saprà adattarsi ad una dimensione internazionale (perché globale davvero), senza negare la propria nazionalità.

È questa, in realtà e secondo me, la vera sfida cui tutti siamo chiamati.

Volenti o nolenti.

Alessandro Bertirotti