Pensioni, a rischio l’aumento di 660 euro

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Vi abbiamo parlato più volte della possibilità di una riforma fiscale che avrà come obiettivo quello di ridurre le imposte sui redditi, pensioni comprese. Un piano che nelle intenzioni del governo si sarebbe dovuto concretizzare già nel corso del 2025, salvo poi rinviarlo al prossimo anno.

L’intenzione è di tagliare l’aliquota Irpef per il ceto medio, quella che oggi comprende i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro. Un’operazione che ricalca quella di qualche anno fa con cui primo (fino a 15.000 euro) e secondo (fino a 28.000 euro) scaglione sono stati accorpati con aliquota unica del 23%, a fronte di un risparmio annuo di massimo 260 euro.

A beneficiare dell’aumento sono stati anche i pensionati, i quali pagando meno Irpef si sono ritrovati con un netto più alto rispetto a quello calcolato con le vecchie regole. Adesso il governo vorrebbe, come previsto da legge delega, approvare un nuovo taglio dell’Irpef con l’aumento che nella migliore delle ipotesi arriverebbe a 660 euro l’anno.

Ma attenzione, perché al momento questa operazione è tutt’altro che scontata. Anzi, stando alle indiscrezioni delle vigilia, non sarà affatto semplice per il governo Meloni reperire le risorse necessarie a riconoscere, attraverso la riforma fiscale, un nuovo aumento delle pensioni in legge di Bilancio 2026.