Per arrestare gli spacciatori devi avvisarli 5 giorni prima

0
75

Scusi, lei spaccia?”. Quando una frase richiama subito un’immagine. E una voce. L’orecchio di Matteo Salvini vicino al citofono. I microfoni portati alla bocca, la voce con l’inconfondibile cadenza milanese.

E una scena che ha fatto il giro del mondo. Era il gennaio 2020, sembra ieri quando il leader della Lega andava in periferia a Bologna a bussare, in favore di telecamera, a casa di presunti spacciatori. Quegli stessi pusher (i quali in gran parte commerciano hashish e marijuana) che ora il “suo” ministro Carlo Nordio – con l’appoggio incondizionato dello stesso Salvini – vuole sottoporre a interrogatorio preventivo, permettendo loro di avere tutto il tempo per darsi alla macchia prima che scatti l’arresto.

È l’effetto dell’incredibile “buco” nella nuova riforma della giustizia approvata mercoledì in via definitiva dalla Camera. Il regalo era stato pensato su misura per i colletti bianchi che delinquono, a cui si vuole evitare la spiacevolezza di trovarsi la Polizia in casa all’alba. Ma ora rischia di trasformarsi in un favore imprevisto a una categoria ben poco apprezzata dal governo: gli spacciatori.

La falla è stata notata da molti dei magistrati che in questi giorni sono impegnati in riunioni fiume, nelle procure, per riorganizzare tutti i servizi. Per spiegarla serve però un passo indietro: in chiave “garantista”, la riforma del Guardasigilli prevede che d’ora in poi, per arrestare un indagato e sottoporlo a custodia cautelare, sia obbligatorio interrogarlo prima, convocandolo con un anticipo di almeno cinque giorni per ascoltare la sua versione (e magari cambiare idea). Il rischio di questa trovata è palese: il presunto criminale, avvertito dell’intenzione di metterlo dentro, può darsi alla macchia in tutta tranquillità. Per scongiurare l’ipotesi, la norma detta una serie di eccezioni: l’obbligo di interrogatorio preventivo non vale se c’è il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, o anche quello di reiterazione del reato se si tratta di fattispecie di particolare allarme sociale. Per individuarle, la norma rimanda all’elenco dei reati per cui i termini di indagine sono estesi a 2 anni, anziché 1 anno e 6 mesi, come mafia, terrorismo.

VINCENZO BISBIGLIA E PAOLO FROSINA