Cosa che ha causato il proliferare di amenità tipo “non esiste più la destra e la sinistra”, o “non siamo né di destra, né di sinistra”, commettendo un errore fondamentale, quello di identificare la sinistra con il PD (che sinistra non è più da tempo), dimenticando che la destra, invece, continua ad esistere e su quel appiattimento del “tanto sono tutti uguali” si è resa più forte che mai.
Nessuno, stordito dalla narrazione voluta dalla disinformazione, si è posto il problema che, invece, fra chi vuole bombardare i barconi e chi parla di accoglienza ci sia differenza. Fra razzismo ed inclusione ci sia differenza. La differenza fra destra e sinistra.
Come c’è differenza fra chi vuole aiutare gli ultimi tassando di più i ricchi, e chi invece vuole togliere tasse ai ricchi e fare diventare i poveri sempre più poveri. I primi a sinistra, i secondi a destra.
Per questo mi è piaciuta moltissimo l’affermazione fatta ieri da Conte: “dobbiamo cominciare a parlare di campo progressista”, liquidando il concetto di alleanza fra partiti, proprio della vecchia politica e della politica vecchia e ponendo, di fatto, l’idealità come principale motivo di alleanza.
Il “progressismo” visto come motivo di alleanza. Valori e programmi vera priorità e vera liaison fra forze politiche differenti però con obiettivi comuni. Questa è la vera rivoluzione, per questo, sempre più, Conte mi convince. L’elezione del PdR, chiunque sarà, viene dopo, molto dopo questa bellissima sottolineatura, non casuale, del nostro Giuseppe Conte.
Giancarlo Selmi


