“Per sconfiggere le mafie serve una forte legislazione europea contro la corruzione”

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Lei spesso ha affermato che occorre combattere le nuove mafie a livello transnazionale. In ambito europeo in questo momento dove occorrerebbe operare maggiormente?
A mio parere due riforme sarebbero urgenti.

La prima, dovrebbe riguardare nuove e più efficaci norme contro la corruzione, la seconda, una legge adeguata sui collaboratori di giustizia. Sarebbe un buon punto di partenza di cui in questo momento ha bisogno l’Europa per combattere la moderna criminalità organizzata. Personalmente potenzierei anche la normativa contro il riciclaggio di denaro sporco e il sistema normativo delle intercettazioni.

Professore, secondo lei fino ad oggi, in ambito europeo, cosa è stato fatto contro la criminalità organizzata?
Escludendo la direttiva per l’individuazione, il sequestro e le confische dei beni della criminalità, credo si sia fatto ancora poco. Finalmente dopo anni si sono introdotti due tipi di confisca nuovi a livello europeo: una senza condanna (per ragioni di morte o di prescrizione del reato) e l’altra è la confisca del patrimonio ingiustificato collegato ad attività criminali, simile alle misure di prevenzione italiane. C’è poi il pacchetto normativo sull’antiriciclaggio che andrebbe ancora perfezionato. Apprezzabile anche la direttiva sui crimini ambientali che colpisce le ecomafie. Occorre, tuttavia, fare ancora tanto, la strada da percorrere per sconfiggere le nuove mafie è ancora lunga.

Che cosa prevede quest’ultima normativa?
Uno step, atteso da qualche tempo, riguarda l’introduzione del delitto di ecocidio. I delitti ambientali finalmente assurgono a lesioni di beni di rilievo costituzionale ponendo l’accento sulla rilevanza del danno all’ambiente, agli esseri umani e agli animali. Anche questa normativa, tuttavia, è perfettibile, ma rappresenta comunque un importante passo in avanti.

La nuova Procura europea (Eppo) sta funzionando nella lotta al crimine organizzato?
Per i cosiddetti reati spia forse può agire in qualche modo, ma giudiziariamente non ha alcuna competenza in materia di criminalità organizzata.

Nelle ultime relazioni di Europol e di Eurojust aumentano le frodi per ottenere fondi europei, le mafie c’entrano qualcosa?
C’entrano eccome e il nostro Paese lo sa bene. L’Italia, con oltre 200 miliardi di euro stanziati, è il maggior beneficiario dei fondi europei. Siamo sempre stati grandi beneficiari di aiuti finanziari anche nell’ambito dell’agricoltura. È abbastanza evidente che le organizzazioni mafiose in questo mare magnum di denaro trovino un’opportunità per accaparrarsi una buona parte di queste erogazioni pubbliche. Non esiste mafioso, degno di questo nome, che non sia attratto dai miliardi di euro stanziati dall’Unione europea. Le tecniche utilizzate per assicurarsi queste risorse sono tra le più raffinate possibili e per tali scopi sono utilizzati i migliori professionisti del settore. Queste nuove forme di criminalità organizzata sono molto sofisticate. Ritengo non siamo ancora preparati ad affrontarle, così come siamo impreparati rispetto al cyber-crime e tutti i reati di natura digitale.

Lei ha più volte proposto di istituire una Commissione antimafia europea permanente, come mai non si riesce ad attuarla?
La nascita di questa Commissione a mio parere certificherebbe un impegno specifico e continuo che da tanto tempo è richiesto ai parlamentari europei di tutti gli Stati membri aderenti all’Unione europea. Questa necessità l’ho ripetuta più volte, anche in audizione, presso il Parlamento europeo e dopo molti consensi da qualsiasi parte politica, il tutto purtroppo è rimasto lettera morta. Il perché onestamente non saprei dirlo. Sicuramente siamo di fronte ad una lacuna di matrice politica che pesa nella lotta alle nuove mafie in Europa.

Molti Stati membri dell’Unione europea non vedono un pericolo grave nell’avanzare delle nuove forme della criminalità organizzata, lei cosa ne pensa?
È una certezza ormai il fatto che le nuove mafie rappresentino un rischio gravissimo per l’economia e per gli assetti democratici del territorio dove si insediano. Per avere un quadro più chiaro basti pensare alle violazioni dello Stato di diritto nei vari Paesi dell’Unione europea (in passato ad esempio Polonia e Ungheria). L’opinione pubblica e una parte della classe politica europea si pongono il problema mafia solo quando questa spara e lascia rivoli di sangue sulle strade. Per fare un esempio concreto, i tedeschi hanno preso piena coscienza della mafia calabrese in Germania solo dopo la strage di Duisburg (2007).