Perché il ministro del Lavoro Calderone non pubblica i dati sull’Assegno di inclusione?

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Il Reddito di cittadinanza (Rdc), come argomentato a lungo sul Foglio, aveva tanti difetti e necessitava una riforma che il governo Draghi non è riuscito a fare (per opposizione del M5s e opportunismo del Pd).

Ma aveva un aspetto positivo: ogni mese l’Inps, attraverso il suo Osservatorio sul Rdc, pubblicava i dati sul numero dei beneficiari (nuclei familiari e persone), la loro distribuzione territoriale, la loro cittadinanza, l’entità dell’importo medio, etc.

La riforma voluta dal governo Meloni, che dal 1° gennaio 2024 ha sostituito il Rdc con l’Assegno di inclusione (Adi) per i “non occupabili” e il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) per gli “occupabili”, ha eliminato anche questo importante elemento del Rdc: la trasparenza. La ministra del Lavoro Marina Calderone non vuole diffondere i numeri dell’Adi e del Sfl.

Gli ultimi dati pubblici, diffusi dal governo attraverso l’Inps, risalgono a giugno e sono quelli del report semestrale che indicava 697 mila nuclei familiari percettori di Adi (per quasi 1,7 milioni di persone coinvolte) e 96 mila individui beneficiari di Sfl. Da allora, ormai si è chiuso anche il secondo semestre del 2024, non è stato possibile sapere più nulla e non se ne capisce bene la ragione.

L’ipotesi che non ci sia la disponibilità dei dati è certamente da escludere. L’Adi si basa su dati amministrativi, che le istituzioni competenti come l’Inps gestiscono quotidianamente, e che possono quindi pubblicare quasi in tempo reale, certamente su base mensile, a limite con un ritardo temporale di un mese (a febbraio quelli di gennaio, a marzo quelli di febbraio, etc.). D’altronde era esattamente ciò che accadeva con il Rdc, che aveva criteri d’accesso diversi, ma i cui dati venivano raccolti sulla base della medesima procedura amministrativa.

La controprova che questi dati esistono (se mani ne servisse una) è data dalla legge di Bilancio. Il governo, con un emendamento alla manovra, ha modificato i criteri di accesso all’Adi e al Sfl alzando il tetto Isee da 9.360 euro (la soglia indicata nel 2019 per il Rdc) a 10.140 euro, e aumentando l’importo massimo per l’Adi da 6.000 a 6.500 euro all’anno (da moltiplicare per la scala di equivalenza) e per il Sfl da 350 a 500 euro al mese. Queste modifiche hanno ampliato la platea dei beneficiari di circa 100 mila nuclei familiari per un costo di circa 600 milioni, derivanti dai risparmi del fondo già stanziato per le misure.

Luciano Capone