Un suggestivo rito in latino che fa riflettere e discutere
PERUGIA – Più che una chiesa va di chiamarlo “Tempio” giacché come nei templi abbiamo avuto l’impressione che si tratti di un edificio consacrato al culto “del Dio” in cui però non è custodita l’immagine dello stesso ma il culto, il simbolo, l’immagine spirituale – come quella reale delle divinità, per gli antichi, nei loro templi -; luogo sede di rispetto, venerazione profonda e dove si svolge, periodicamente, il rito della Messa in lingua latina; luogo in cui nascono solo sacri e santi pensieri favoriti dalla grande concentrazione ed attenzione suggeriti dalla specifica ritualità a cui abbiamo assistito.
Ma parliamone con ordine. Il tempio, dedicato a San Michele Arcangelo, risale al V-VI secolo, ed è una delle chiese più antiche di Perugia. Nel tempo subì parecchi rimaneggiamenti e nel 1487 divenne addirittura sede di milizia. Successivamente restaurata più volte, nell’ultimo dopoguerra (1948) fu rinnovata al meglio, con la riapertura delle 12 finestre che danno luce al suo ora luminoso interno – composto da un altare centrale e da 16 colonne diverse tra loro – e il recupero di ciò che resta di antichi affreschi; nella cappella più antica, quella del Crocifisso, rimane un dipinto della Madonna del XVI secolo. Interessanti il portale Trecentesco ed il pavimento originale del ‘600.
A Perugia per la mostra sul Perugino, ci siamo trovati per caso ad assistere per la prima volta alla funzione in latino rimanendone, come diremo più avanti, suggestionati, al pari di quanto provato nel confrontarci con alcuni fedeli. Oltre a quanto già detto, sul sito web della “Messa Tridentina a Perugia” troviamo ciò che abbiamo constatato personalmente: i principi, le motivazioni e le note più salienti di questa scelta fatta da un gruppo di cristiani locali ma che è constatabile anche altrove, in Italia ed all’estero.
“Siamo un gruppo di cattolici praticanti che dopo aver partecipato per anni a diverse forme e interpretazioni di celebrazioni Eucaristiche hanno inteso vivere una santa Messa più raccolta… – dicono, tra l’altro – “… apprezzando il latino come lingua veramente universale… per questo abbiamo raccolto le firme necessarie per richiedere la S. Messa in “Forma Straordinaria” per la prima volta nel 2008… Attualmente le celebrazioni continuano in piena comunione con il Santo Padre Francesco e con l’attuale Arcivescovo di Perugia (card. Gualtiero Bassetti) che più volte ha celebrato con noi questo rito… iniziative che ci hanno fatto conoscere tanti altri fratelli nelle fede… scoprendo di non essere soli… nella pienezza della nostra fede in Gesù Cristo nostro Salvatore.”.
La presenza di molte monache nero-vestite, il forte odore – profumo di incenso, le ormai vetuste velature sul capo di quasi tutte le donne, la profonda prostrazione-genuflessione dei fedeli, le mani perennemente congiunte, in atteggiamenti così lontani dalle Messe usuali e, soprattutto, i canti riecheggianti quelli sentiti da bambino e ragazzo che tornano subito alla mente: “…Bella tu sei qual sole/bianca più della luna/e le stelle più belle/non son belle al par di te…” (Canto mariano scritto agli inizi del XX sec da padre Francesco Saverio D’Aria e musicato da monsignor Luigi Guida, canto ispirato alle usanze medioevali) hanno reso in San Michele Arcangelo un’atmosfera unica e particolare, molto raccolta, inusuale, profonda… personalmente vissuta come “pagato pegno“ per aver saltato due messe nelle settimane precedenti!
Non vogliamo qui entrare nel merito delle tante polemiche che sono nate e nascono intorno all’esistenza dei “lefebvriani” (o, italianizzato, “lefevriani”) e di gruppi o associazioni loro simili che operano ai limiti o all’interno della Chiesa, perché convinti della scelta deontologica di riferire e riportare, senza alcun intento di accettare o di rifiutare, ma solo di “informare” e, nello specifico, di trasmettere anche personali sensazioni e sentimenti vissuti Da Wikipedia: “La Fraternità Sacerdotale San Pio X (in latino: Fraternitas sacerdotalis Sancti Pii X, FSSPX) è una società di vita apostolica tradizionalista cattolica, fondata a Friburgo il 1º novembre 1970 dall’arcivescovo cattolico Marcel François Lefebvre, con l’accordo e l’approvazione di François Charrière, allora vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, insieme al seminario di Ecône in Svizzera, dove accolse giovani seminaristi cattolici di diverse nazioni”.
Nel corso dei secoli si era creata una distanza tra il sacerdote celebrante ed i fedeli che “assistevano” alla Messa e, più in generale, quasi una barriera tra il clero – che si esprimeva in latino, lingua non a tutti nota – e le masse dei fedeli. Sinteticamente, il Concilio Vaticano II espresse il desiderio che il culto divino venisse perciò rinnovato e fosse adattato alle necessita “dei tempi così mutati”. Ecco allora che Paolo VI nel 1970 approvò i libri liturgici riformati e in parte rinnovati, tradotti nelle varie lingue del mondo, molto bene accolti da tutti: vescovi, sacerdoti e fedeli, che ora “partecipavano” alla Messa…
Però, proprio “non tutti” recepirono questo spirito innovativo e di giusto rinnovamento, giacché molti si erano formati spiritualmente e culturalmente con le precedenti dottrine, per cui Giovanni Paolo II, mosso dalla cura pastorale nei confronti di questi fedeli, nell’anno 1984 proclamò “uno speciale indulto”: ”Quattuor abhinc annos”, emesso dalla Congregazione per il Culto Divino, col quale concesse la possibilità ai Vescovi di usare, e concedere a tutti fedeli che lo avessero richiesto, il Messale Romano edito da Giovanni XXIII nell’anno 1962, facoltà ribadita nell’anno 1988 sempre da Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica “Ecclesia Dei”. Infine, il Concistoro del 22 marzo 2006, sinteticamente, stabilì che “… il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII deve venir considerato come espressione straordinaria della stessa ”lex orandi” e deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico.
Queste due espressioni della ”lex orandi” della Chiesa non porteranno in alcun modo a una divisione nella ”lex credendi” (“legge della fede”) della Chiesa; sono infatti due usi dell’unico rito romano (il Messale Romano non è stato mai abrogato, quindi è ancora valido).
Personalmente siamo convinti – e crediamo – che la Chiesa nel suo insieme, comprendente laici, fedeli e clero, in tutte le sue forme conosciute debba offrire alla Divina Maestà un culto degno che lodi e glorifichi il Suo nome e sia praticato ampiamente ed utile alla stessa Chiesa; i dettagli possono variare per luoghi, esperienze e culture diverse senza inficiare il risultato. Maggiori info sulla Messa tridentina di Perugia: Tel. +39-0755.728937 o 0755.736458.
Nella foto, dello scrivente, così come appare San Michele Arcangelo di Perugia oggi al visitatore.
Franco Cortese Notizie in un clic




