Petrolio, l’Antitrust multa Eni e altre cinque compagnie

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Multa da quasi un miliardo di euro alle principali compagnie petrolifere che operano in Italia. L’Antitrust ha deciso di sanzionare per oltre 936 milioni a sei colossi. Le sei società multate sono Eni (che ha ricevuto una multa di 336 milioni di euro), Esso (129 milioni), Ip (164 milioni), Q8 (173 milioni), Saras (44 milioni) e Tamoil (91 milioni).
LA STANGATA DELL’ANTITRUST

Quest’ultima è stata multata anche per il comportamento della divisione italiana di Repsol, che ha acquisito nel 2021. Le aziende coinvolte hanno annunciato ricorso. La sanzione più salata è toccata pertanto ad Eni, che proprio in Basilicata gestisce il più grande giacimento petrolifero terrestre d’Europa nella Val d’Agri. La compagnia è un operatore di maggioranza del giacimento, contribuendo in modo significativo alla produzione petrolifera italiana.
SANZIONE PIÙ ALTA A ENI

Negli anni, Eni e Shell hanno versato circa 2,4 miliardi di euro alla regione e ai comuni lucani in forma di royalties per l’attività estrattiva. Non è comunque la prima volta che l’Antitrust interviene contro pratiche scorrette nel settore energia e carburanti. In questa occasione la stangata è davvero pesante.
A esito della complessa istruttoria, avviata a seguito della denuncia di un whistleblower – prosegue l’Autorità – è emerso che Eni, Esso, Ip, Q8, Saras e Tamoil si sono coordinate per determinare il valore della componente bio inserita nel prezzo del carburante (componente introdotta dalle compagnie per ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in vigore).
LA NASCITA DEL CARTELLO

Il cartello ha avuto inizio il 1° gennaio 2020 e si è protratto fino al 30 giugno 2023. Il valore di questa importante componente del prezzo è passato da circa 20 euro al mc del 2019 a circa 60 euro al mc del 2023.
Secondo l’Antitrust le compagnie hanno attuato contestuali aumenti di prezzo – in gran parte coincidenti – determinati da scambi di informazioni diretti o indiretti tra le imprese interessate.