La denuncia del candidato sindaco indipendente Giancarlo Boselli: “La nostra città e l’intero territorio circostante dimenticati nel programma di investimenti delle Ferrovie da qui al 2031. Bisogna rompere il silenzio”
C’è chi parla di 9 miliardi, chi invece addirittura di 12: la programmazione degli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato, per il Piemonte, con proiezione sui prossimi dieci anni, si presenta sotto lo slogan di Tempi nuovi, ma per la nostra regione e soprattutto per la provincia di Cuneo, i tempi restano quelli vecchi.
Se si fa eccezione per la tangenziale di Mondovì, la prosecuzione dei cantieri del Tenda bis e un piccolo investimento di valorizzazione immobiliare del polo ferroviario di Limone, la nostra provincia Granda si riscopre più piccola che mai.
La denuncia, in senso politico, arriva da Giancarlo Boselli, candidato alla carica di Sindaco per il Comune di Cuneo, nella lista degli Indipendenti, alle elezioni amministrative del prossimo 12 giugno.
E se il Cuneese si riscopre piccolo negli intendimenti di sviluppo delle FS, ancora più piccola e debole, se non quasi inesistente, è la voce di chi politicamente dovrebbe rappresentare i cittadini del capoluogo provinciale e della Granda, non solo durante e subito dopo le campagne elettorali, all’interno di quelle istituzioni parlamentari e governative chiamate a esprimersi, e nel caso a migliorare proposte e programmi espressi da enti tecnici come appunto il gruppo delle Ferrovie dello Stato.
La provincia di Cuneo viene storicamente definita il retroporto di Savona, eppure nel piano decennale di FS al 2031 non viene fatto un solo accenno al tema della logistica e della intermodalità, capitolo fondamentale per aumentare i livelli quantitativi e qualitativi delle merci che qui potrebbero essere stoccate, lavorate, trasformate e successivamente esportate.
Notoriamente, inoltre, la Granda è afflitta da un sistema stradale e viabilistico, carente a voler essere ancora eufemistici; ma di adeguamento e di ampliamento della capacità di trasporto delle linee ferroviarie, a beneficio di pendolari, turisti e merci, non vi è alcuna traccia.
Addirittura, da qualche anno, esistono delle disposizioni di legge che sono state scritte con l’obiettivo di favorire la crescente integrazione tra infrastrutture di tipo diverso – per esempio tra aeroporti situati in province non metropolitane (a Cuneo vi è lo scalo di Levaldigi di cui più volte abbiamo parlato) e collegamenti su strada e su rotaia – ma nuovamente qui l’oblio in cui il territorio del Sud Piemonte, più vicino alla Francia, è stato fatto precipitare è totale e assoluto.
Certamente, 10 o 12 miliardi di euro di investimenti possono sembrare molti su un totale nazionale di 190 miliardi, però spostando il baricentro del ragionamento sul piano del rapporto tra PIL piemontese e cuneese e prodotto interno lordo italiano, e di ritardi nelle opere pubbliche che non di rado accomunano la nostra regione ad alcune realtà purtroppo del Mezzogiorno, sollevare qualche interrogativo, in occasione delle imminenti consultazioni elettorali comunali, appare più che legittimo e doveroso. Soprattutto in un territorio che brilla agli occhi dell’Europa per essere sede di importanti multinazionali, da Ferrero al gruppo Merlo alla Miroglio, del sito UNESCO delle Langhe e dell’industria Alstom Ferroviaria.
Dir. politico Alessandro ZORGNIOTTI




