PIANO PLURIENNALE DI BILANCIO, GIORGETTI METTE NERO SU BIANCO IL TRACOLLO INDUSTRIALE

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Il titolare leghista del Dicastero del MEF ha illustrato alcuni dei punti salienti, ricordando che il focus sarà su sanità e pensioni e su misure in grado di compensare il progressivo abbandono degli incentivi nell’edilizia che verranno cartolarizzati tramite una estensione – dall’ambito industriale a quello residenziale – del ricorso ai cosiddetti Certificati Bianchi la cui difficile negoziazione complicherà di molto la vita a condomini e privati proprietari 

La manovra di stabilità per il 2025 avrà un impatto limitato sul prodotto interno lordo dell’azienda Italia, si stima infatti una incidenza di 6 miliardi necessaria a centrare l’obiettivo di una crescita complessiva dell’uno per cento del reddito nazionale.

La prossima legge di bilancio, tuttavia, sarà soltanto un ingranaggio del Piano pluriennale che si appresta a fare il proprio debutto nell’ordinamento e nel dizionario contabile dello Stato Italiano a seguito del recepimento della riforma del fiscal compact sottoscritta a Bruxelles pure dal patriottista Governo del Belpaese.

Che cosa vuol dire che vi sarà un focus su sanità e pensioni? In sostanza, che la maggioranza di centrodestra, eletta nel 2022 sulla scorta di grandi attese in ciascuno di questi due ambiti, dalla riduzione delle liste di attesa al superamento per gradi della legge Fornero, cercherà di offrire all’opinione pubblica qualche beneficio tangibile per controbilanciare uno scenario viceversa votato al rigore e all’austerità delle scelte di finanza pubblica.

Pertanto, sebbene il fondo centrale per il SSN – da cui dipendono i fabbisogni regionali e quindi l’imposizione Irpef e Irap addizionale – verrà nominalmente rimpinguato, esso crescerà meno del PIL, e quindi l’Italia confermerà – unico Paese della UE – il proprio impegno decrescente nel rapporto fra spesa sanitaria e prodotto interno. In un simile contesto, la promessa è quella di mettere a disposizione del ministro Orazio Schillaci almeno due miliardi aggiuntivi in termini assoluti, e di riorganizzare amministrativamente i servizi al pubblico così da erodere la montagna di “prestazioni pregresse” nelle liste d’attesa.

Parimenti nella previdenza, la traiettoria sembra quella di voler trattenere per un maggior numero di anni le persone sul luogo di lavoro, sia utilizzando formule di permanenza volontaria nella vita attiva, sia chiudendo alcune “finestre” di uscita anticipata alla base del sistema delle varie quote e opzioni.

La constatazione è che, sebbene la legge Fornero avrebbe permesso di conseguire una globale economia di spesa, nel corso dei dodici anni di vigenza, pari a cento miliardi di euro, i pensionamenti anticipati sono stati ancora un numero decisamente importante, e in alcuni esercizi annuali preponderante. Del resto, ci sia consentito di dire che non avrebbe potuto essere diversamente, in un contesto nel quale la successione delle crisi industriali ha causato l’espulsione di centinaia o migliaia di maestranze dal mercato del lavoro, con il rischio di ricreare il fenomeno dei cosiddetti “esodati”, con cui Meloni e Giorgetti dovranno continuare a fare i conti, in ragione di un PIL che ha continuato a incassare variazioni decimali positive grazie unicamente all’apporto del turismo estero a fronte di un prodotto output manifatturiero consecutivamente in calo. Scenario di non semplice inversione e di cui lo stesso Giorgetti ha dovuto prendere atto disinnescando i trionfalismi di altri colleghi Ministri.

Dir politico Alessandro Zorgniotti