PIEMONTE IN PROFONDO ROSSO, ASPETTANDO LA FABBRICA CHE NON C’È

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L’intesa fra governo Meloni e giunta Cirio conferma una sorta di fuoco amico di Roma verso Torino, poiché è vero che nel breve periodo è stato coperto il debito gravante sul settore sanitario, ma fra un paio di anni potrebbero rendersi necessari aumenti del carico fiscale su famiglie e imprese – fra addizionali Irpef e Irap – e riduzione delle già scarse agevolazioni tributarie vigenti in specifici settori come auto ibride, terzo settore, piccole imprese e professionisti

Se vi erano ancora dei dubbi, sono stati i combinati disposti di CGIL e ministeri delle Finanze e della salute a rafforzare le perplessità in merito all’ottimismo eccessivo della Giunta Cirio bis.

Il Piemonte – spiega il maggiore sindacato del lavoro dipendente e pensionato della regione e d’Italia – nel corso degli anni più recenti, in concomitanza con il disimpegno crescente della famiglia Agnelli Elkann sul fronte della manifattura automobilistica, ha perduto in termini assoluti 60.000 posti di lavoro, mentre quelli che si sono creati in via compensativa sono consistiti in contratti penalizzanti nei confronti dei giovani e delle donne e non di rado della durata di appena un giorno.

Le conseguenze sono evidenti: a un calo della base imponibile, in termini di gettito di Irpef e Irap addizionali, fa seguito una minore offerta di servizi socio sanitari, misurabile dalla crescita abnorme delle liste d’attesa che rappresentano la negazione del diritto alla salute.

Pertanto, se nell’ottica del breve periodo sono scongiurati aumenti di tassazione aggiuntiva, questi si potrebbero materializzare in maniera assai inquietante nella seconda parte del mandato della Giunta Cirio bis, con la beffa ulteriore della venuta meno delle agevolazioni nei confronti di chi, in buona fede, ha investito nell’acquisto di vetture a carattere ibrido o nell’avviamento di una piccola attività aziendale o professionale.

La sola speranza è che il viaggio in Cina di Giorgia Meloni non sia stato del tutto infruttuoso: è infatti assodato che, in linea di fatto, la missione della nostra presidente del Consiglio a Pechino era finalizzata quasi unicamente a sondare la disponibilità del regime comunista maoista di Xi a consentire l’arrivo in Italia di un secondo costruttore dei veicoli aggiuntivo a Stellantis, interlocutore quest’ultimo rivelatosi non affidabile nell’adempimento del proposito di rilanciare la produzione automobilistica nel Belpaese e all’ombra della Mole antonelliana.

Dir politico Alessandro Zorgniotti