La grande esposizione, dal titolo “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo”, è curata da Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria, e Veruska Picchiarelli, conservatrice del museo
PERUGIA – Dal 4 marzo all’11 giugno 2023, in occasione del V centenario della morte, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia celebra con una grande mostra di circa 70 opere (una ventina quelle dell’artista umbro, affiancate da altre di suoi contemporanei) curata da Marco Pierini e Veruska Picchiarelli, Pietro Cristoforo Vannucci (1450 ca.-1523), il più importante pittore attivo negli ultimi due decenni del Quattrocento.
(Ndr: In una lettera datata 7 novembre 1500, il banchiere Agostino Chigi, detto il Magnifico – Siena, 29 novembre 1466, Roma, 11 aprile 1520 –, imprenditore e armatore italiano fra i più grandi mecenati del suo tempo, definiva Perugino “il meglio maestro d’Italia”).
“La scelta di utilizzare questa espressione… – ricordano i curatori – …come titolo della mostra con cui la Galleria Nazionale dell’Umbria celebra il quinto centenario dalla morte del pittore dichiara esplicitamente l’intenzione di raccontarne la grandezza attraverso gli occhi di chi poté ammirare il suo lavoro da una prospettiva privilegiata…”.
“Il Perugino” – la cui opera (saranno alla fine oltre trecento tra affreschi, disegni e dipinti che ci ha lasciato) al suo tempo aveva raggiunto tale intensità da farlo definire “il divin pittore” da Giovanni Santi, padre del celebre Raffaello che del Perugino fu allievo – è considerato uno dei massimi esponenti dell’Umanesimo ed il più grande rappresentante della pittura umbra del XV secolo.
Collaborò (con Sandro Botticelli) alla decorazione della Cappella Sistina, dove dipinse una delle sue opere più famose, Consegna delle chiavi; tra i maggiori protagonisti dell’arte rinascimentale italiana, si formò con le opere dei grandi artisti della prima metà del Quattrocento attivi nella sua regione: informato della produzione di Piero della Francesca, fu in seguito nella bottega fiorentina di Andrea del Verrocchio. Nella bottega del Perugino, la più prestigiosa dell’Italia rinascimentale, dalla metà degli anni Novanta del 15° secolo fece la sua comparsa il giovane Raffaello.
La ricostruzione del suo consueto ambiente di lavoro si trova oggi nel cuore di Città della Pieve, sua città natale, a pochi passi dal corso. Tra quelle mura si possono incontrare personaggi in costume che rievocano lo spirito di una tipica bottega rinascimentale.
Lo scopo principale di questa mostra è quello di recuperare, oggi, il giusto ruolo del Perugino, quel ruolo che gli avevano assegnato il suo pubblico e la sua epoca, ma oggi “appannato” o trascurato…
La visita di questa esposizione suscita una seconda riflessione che ci parla di un grande pittore confrontato con altri grandi maestri del suo tempo, di un artista che fu allievo di Verrocchio (insieme a Botticelli e Leonardo da Vinci), maestro di Raffaello e compagno di studi di Leonardo.
Anche per riflettere su questo “status” è stata determinata la scelta, da parte degli organizzatori, di individuare per il progetto espositivo solo dipinti del Vannucci antecedenti al 1505, anno nel quale sono già portate a compimento le tre commissioni più importanti della sua carriera: la Crocifissione della Cappella Chigi in Sant’Agostino, a Siena, la Lotta fra Amore e Castità, a Mantova e soprattutto lo Sposalizio della Vergine per la cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, oggi nel Musée des Beaux-Arts di Caen. Altre sue opere si trovano, tra l’altro, alle National Gallery di Londra e di Washington, al Louvre di Parigi ed alla Gemäldegalerie di Berlino.
Tale scelta, naturalmente, ha imposto di procedere con considerazioni che seguono geograficamente gli spostamenti del pittore e delle sue creazioni in tutta l’Italia, tante sono le opere, le pale d’altare ed i molti ritratti lasciati dalla sua costante e ricca attività creativa, partendo dalla “sua” Perugia e toccando poi Pavia, Firenze, Roma (Cappella Sistina)… tanto da essere appunto definito da Agostino Chigi “il meglio maestro d’Italia”.
A Perugia si ammira “un’opera corale” di galleristi, critici d’arte, organizzatori, direttori e collaborazioni con enti e istituzioni nazionali ed estere sapientemente racchiusa nel ricco e bel catalogo traboccante di contributi, tutti “…a meglio descriver il tempo del maestro, approfondendone la storia ed il pensiero…”
Tecnicamente possiamo inquadrare Perugino in un “Cerchio del Rinascimento” che – oltre a racchiudere le qualità di Piero della Francesca (personaggi e luoghi “monumentali”) – include gli insegnamenti naturalistici del suo maestro, Andrea del Verrocchio, sposando il tutto con il suo sentire umbro, che possiamo identificare con un mix di pittura armonica che sa fondere sapientemente, ed in modo personalizzato, l’equilibrio che ha sempre cercato con la sua arte, ora nella realtà ora nell’ideale, quindi tra la natura e l’umanità, per concludere tra linearità e simbolismo.
E’ pur vero, infine, che il maestro è stato superato dal suo allievo (v. Cappella di San Severo…), che non si è adeguato ai nuovi tempi e che è morto con quasi più nulla da dire artisticamente, ma è altrettanto vero che contestualizzato ai suoi tempi ha fatto cose belle, egregie e durature nei secoli, ragion per cui merita spostarsi da casa propria per ammirarlo oggi con attenzione e… comprensione.
Tra tanta bellezza, tanta qualità e tante opere tutte più o meno note… per ben condire questo intermezzo d’arte vi raccontiamo ora due simpatiche curiosità, forse non da tutti conosciute, custodite a Perugia in San Lorenzo: la “Mater Gratiae” e il “Santo Anello”.
Sul terzo pilastro della navata di destra è posta un’immagine della Vergine Maria, Mater Gratiae, incorniciata da un tabernacolo di legno risalente al 1855, che accoglie il visitatore con le mani rivolte verso i fedeli, più che in preghiera, quasi al modo orientale del “namastè”, di benvenuto, saluto e accoglienza, che qualcuno prima di noi ha definito anche “…orante, protettivo e rassicurante di benedizione e protezione”.
La storia di questa venerata immagine, molto cara ai fedeli perugini, non è ancora del tutto chiarita,
come incerta è la stessa attribuzione: Perugino, un suo allievo… lo stesso Raffaello…
Ma non è tutto. La sua devozione – e l’importanza della cattedrale – è anche legata alla custodia di un anello di pietra rara – probabilmente calcedonio, varietà del quarzo – che da secoli, per tradizione ma senza fondamenti di verità, vuole essere quello delle nozze tra Maria e Giuseppe. Ora, cosa c’entra il Perugino? Ebbene, il Perugino aveva dipinto la grande tela dello “Sposalizio della Vergine” davanti al gran sacerdote Zaccaria – trafugata nel periodo napoleonico e custodita normalmente nel Musée des Beaux-Arts di Caen (Normandia – Francia) – proprio per la cappella del “Sant’Anello”: in questi giorni distano tra loro solo 100m, rispetto ai 1533 km usuali!
Ora, proprio in occasione del ritorno a Perugia di questa grande e molto nota opera (composta tra il 1500 ed il 1504, di dimensioni 234×186 cm, olio su tavola), in cattedrale è stato esposto eccezionalmente anche il santo anello (4 marzo 2023) ad opera dell’omonima Confraternita, sorta appositamente nel 1487 e ricostituita nel 2016.
La curiosità vera e propria è rappresentata dal prezioso oggetto, normalmente chiuso dentro un tabernacolo del Quattrocento, rinchiuso in una cassaforte posta a 8 metri di altezza,il tutto custodito da un’inferriata del 1473. Ebbene, sono necessarie ben 14 chiavi per aprire l’insieme e scoprire quel reliquiario in argento che viene posto dentro uno scenografico contenitore sospeso a forma di nuvola in argento massiccio, che scende dall’alto grazie a un sistema di carrucole.
Per questo ogni esposizione viene chiamata dalla Confraternita “la calata”, che si verifica solo due volte l’anno, il 28 luglio, in ricordo del transito dei pellegrini dalla Toscana per arrivare al Perdono di Assisi del 2 agosto e il 12 settembre per la ricorrenza della Madonna delle grazie.
Come vedete, oltre che per il tanto noto artistico, Perugia merita una visita anche per il poco noto di “fede” o di “curiosità”, rappresentato da questo ed altri aneddoti, episodi, luoghi e fatti tutti da scoprire.
La foto verbalmente concessa per un solo utilizzo (tratta ed elaborata dallo scrivente dal video della mostra) rappresenta il particolare principale dello “Sposalizio della Vergine”, con i personaggi più importanti posti nello spazio antistante il bel tempio (questi due elementi esclusi dalla stessa foto), in cui davanti a 5 fanciulle e 5 giovanotti Giuseppe (il prescelto, l’unico col ramoscello fiorito – fiore non visibile in foto) consegna a Maria l’anello davanti al sommo ed imponente sacerdote Zaccaria.
Franco Cortese notizieinunclick




