Ponte sullo Stretto opera per la Nato: “Stop ai vincoli ambientali”

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La prima parte della manovra riguarda l’inserimento dell’opera tra quelle di utilità per la difesa nell’ottica Nato. Ieri il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco, rispondendo a una interpellanza del deputato Angelo Bonelli di Avs, ha confermato quanto anticipato da Repubblica:

«Il ministero della Difesa è chiamato a condividere con gli altri dicasteri interessati gli obiettivi del Military mobility action plan della Commissione Ue…e in questa cornice anche il Ponte potrebbe essere considerata un’opera coerente con le linee guida Nato». E il deputato della Lega Nino Germanà ha poi aggiunto: «Il Ponte si inserisce in questa strategia, fornendo un’infrastruttura chiave per il trasferimento delle forze Nato». Insomma, la spesa da 13,5 miliardi di euro (stimata a oggi nel bilancio dello Stato) potrà essere una parte di quell’1,5 per cento del Pil concordato con la Nato per spese per infrastrutture militari dell’Italia.

Ma ecco che proprio ieri, nello stesso momento quasi, arriva un emendamento al dl Infrastrutture, firmato dai relatori di Forza Italia e Lega, i deputati Francesco Battistoni e Elisa Montemagni, che stabilisce un tempo strettissimo, appena 30 giorni, per consentire al ministro dell’Ambiente di derogare dall’iter per le autorizzazioni di Valutazione impatto ambientale per «progetti o parti di progetti aventi come obiettivo la difesa nazionale».

Per Bonelli non ci sono dubbi, il «Ponte potrà così derogare dalle autorizzazioni ambientali», a maggior ragione che quella sul progetto definitivo non è ancora conclusa perché non sono sufficienti le compensazioni per far rispettare la direttiva europea Habitat: «Con questo emendamento i relatori prevedono la deroga alla Valutazione di impatto ambientale per le opere considerate di rilevanza per la difesa nazionale — dice l’esponente di Alleanza verdi e sinistra — una norma gravissima, che apre la strada alla realizzazione del Ponte senza alcuna valutazione. E la norma riguarderà comunque anche aeroporti, centrali nucleari e altre infrastrutture strategiche».

Antonio Fraschilla