Povero Jeff

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Se aveste i soldi di Jeff Bezos, vi sposereste come lui? Prendereste in ostaggio, pardon in affitto, il Canal Grande di Venezia, cinque alberghi a sette stelle (manco sapevo esistessero), decine di yacht e moto d’acqua, guardie del corpo mimetizzate tra le siepi, siepi in cui far mimetizzare le guardie del corpo, ventisette cambi d’abito per la sposa, schiuma party, pigiama party, party a tema Grande Gatsby (che almeno aveva un dolore dentro) e le Kardashian, gli Elton, le Oprah e le Rania di Giordania come pacchetto glamour inglobato nell’offerta? E poi i contestatori, i sosia, i cacciatori di selfie.

Con questo caldo. E le zanzare. Tantissime, più degli yacht e persino delle Kardashian. Non so voi, ma se fossi io il promesso sposo e avessi 30 milioni di dollari da buttare, li investirei su un’isola deserta e priva di connessioni web per pagarmi l’unico lusso che non ha prezzo: starsene in pace. Con me vorrei solo mia moglie, senza troppi cambi d’abito (al massimo ventisei). E per i testimoni mi affiderei a ChatGPT.

Si accettano suggerimenti: saranno sicuramente più spiazzanti delle scelte di questi ultraricchi che vivono nel mito dell’esclusività e poi fanno sempre tutti le stesse cose, le più ovvie, ma gonfiandone a dismisura le dimensioni, fino a sprofondare nel grottesco. Come Beppe Severgnini, anch’io sono rimasto deluso da mister Bezos. Deluso e dispiaciuto per lui. Un genio che è stato capace di inventarsi Amazon, ma non un matrimonio originale.

Massimo Gramellini