Il 42 % dei millennial sostiene di aver imparato a gestire meglio il proprio tempo durante una pausa, una percentuale che cala al 27% dei baby-boomer, cioè chi ha tra i 56 e i 74 anni.
La pandemia ha portato anche a un cambio tra chi gestisce e seleziona il personale: sono più aperti a dare una nuova opportunità a chi ha nel proprio cv una pausa di carriera. La metà (50%) dei responsabili delle risorse umane consultati è più propensa ora rispetto a prima della pandemia, ad assumere chi si è preso una pausa di carriera; in particolare lo sono i responsabili delle risorse umane in aziende con più di 500 dipendenti dove oltre 2 intervistati su 3 (68%) assumerebbero qualcuno che ha preso una pausa di carriera.
Ma c’è di più nella ricerca LinkedIn. Il 48% pensa che “la pausa” nel proprio curriculum possa diventare meno desiderabile agli occhi degli HR manager e dei recruiter e il 25% ha dichiarato di non aver incluso i periodi di pausa nel proprio curriculum o nel profilo LinkedIn. Un altro dato rilevante è che il 60% delle donne sostiene che una pausa di carriera non dovrebbe essere percepita come penalizzante, mentre solo il 51% degli uomini lo pensa allo stesso modo.
Per aiutare le persone ad abbattere queste convinzioni, che invece sono la chiave di volta del nuovo mondo del lavoro e sottolineare quello che si è appreso, LinkedIn ha lanciato di recente un nuovo strumento il career break, che consente agli utenti di indicare una pausa di carriera, il motivo, sul proprio profilo LinkedIn.


