Poi hanno spinto le imprese dentro Transizione 5.0, un labirinto burocratico che non funzionava
E, giusto per non farsi mancare nulla, hanno chiuso pure quello, senza preavviso e pare senza nemmeno avvertire il ministro che fino al giorno prima invitava le aziende a fare domanda.
Una transizione così maldestra da sembrare più un esperimento sociale che una politica industriale.
È l’ennesima scenetta del governo che promette “semplificazione”, ma riesce a complicare anche le cose semplici.
Un piano nato per spingere la digitalizzazione e l’efficienza energetica delle imprese si è trasformato in un test di sopravvivenza burocratica. Le aziende che finalmente avevano iniziato a capire come muoversi si sono ritrovate di colpo davanti al cartello: “Sportello chiuso per esaurimento fondi”.
La versione istituzionale del “riprovare più tardi”.
Nel frattempo, a Palazzo Chigi, qualcuno deve aver scambiato la parola “transizione” per “interruzione”. Perché il risultato è che l’Italia è rimasta nel limbo: senza più il 4.0 che funzionava e con un 5.0 che non è mai partito davvero.
Un capolavoro di autolesionismo economico: hanno fatto perdere tempo e risorse alle imprese, lasciandole ora con i progetti a metà e i conti da chiudere.
E la beffa finale è che, come raccontano anche i giornali, mentre il ministro Urso parlava di “accelerazione” e “successo dello strumento”, a Roma qualcun altro firmava il decreto di stop.
Una mano invitava a presentare progetti, l’altra chiudeva la porta.
Confindustria ha parlato di mancanza di metodo, di scelte improvvisate, di orizzonti confusi. E come darle torto? Gli imprenditori chiedono regole stabili, tempi chiari, prevedibilità.
Il governo Meloni, invece, offre il contrario: sorprese, confusione, stop and go.
La Transizione 5.0 doveva portare il Paese nel futuro.
Per ora ci ha riportati al passato.
Alla stagione degli incentivi a singhiozzo, delle riunioni senza coordinamento, dei ministri che scoprono sui giornali che il loro piano è stato chiuso.
Un governo che annuncia il futuro ma non riesce nemmeno a gestire il presente.


