Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha sollevato un’importante questione di legittimità costituzionale (q.l.c.) contro la norma che punisce la pubblicità di giochi e scommesse online. Il fulcro della contestazione è la sanzione amministrativa minima di 50.000 euro, giudicata manifestamente sproporzionata rispetto alla varietà delle violazioni.
Il caso e la contestazione sulla sproporzione
Il provvedimento del TAR (Ordinanza n. 15037 del 29 luglio 2025) è nato dal ricorso di un operaio ventottenne sanzionato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) per aver pubblicato video promozionali di giochi online.
L’uomo è stato multato per ben € 157.000,00, pur avendo ottenuto un vantaggio economico inferiore a € 1.000,00. Il giudice ha evidenziato come questa sanzione, applicata a una persona fisica con limitate risorse economiche e al di fuori di un contesto imprenditoriale, sia eccessiva, specialmente considerando che i video avevano un numero esiguo di visualizzazioni e quindi una scarsa capacità offensiva.
La norma sotto accusa
La disposizione contestata è l’art. 9, comma 2, del decreto-legge n. 87/2018 (noto come “Decreto Dignità”), che vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, di giochi e scommesse con vincite in denaro.
La norma prevede una sanzione pecuniaria pari al 20% del valore della sponsorizzazione, ma stabilisce un minimo inderogabile di € 50.000,00 per ogni violazione.
È proprio questa soglia minima fissa a neutralizzare il principio di proporzionalità (il 20% del valore) e a generare risultati sanzionatori “eccedenti il limite della proporzionalità” in relazione a illeciti di minor rilievo


