Punto sui mercati

0
22
soldi
soldi

La discesa dei mercati azionari dai massimi di metà agosto ha ormai raggiunto il 12% circa, mentre ci troviamo su livelli raggiunti l’ultima volta a fine 2020, quasi due anni fa

I fattori che sono alla base di questa discesa sono ormai noti: l’inasprimento monetario in atto da parte delle banche centrali che ha causato un massiccio spostamento verso l’alto dei tassi globali, una crisi energetica che rischia di impattare pesantemente su aziende (pressioni sui margini) e consumatori (calo della domanda) e la guerra in Ucraina che, col passare dei giorni, va verso una pericolosa escalation (minaccia nucleare).

A tutto questo si è aggiunta la crisi sul debito governativo UK e sulla sterlina innescata dal governo Truss a cui ha cercato di porre parziale rimedio la BoE la scorsa settimana.

Negli USA però di recente notiamo un fenomeno particolare: nonostante l’ulteriore sorpresa al rialzo del PCE deflator di agosto (misura di inflazione seguita dalla Fed), le aspettative di inflazione in USA stanno letteralmente crollando, al punto che il tasso di breakeven inflation a 2 anni è sceso temporaneamente sotto il 2%, che rappresenta il target della Fed, per poi recuperare nelle ultime sessioni.

Questo ha un doppio significato: esprime fiducia del mercato nella capacità della Fed di arginare l’inflazione e al tempo stesso la scommessa che l’inflazione rientrerà in un tempo molto breve.