Putin chiede il pagamento del gas in rubli

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Una delle principali novità della settimana è stata la contromossa del Cremlino sull’energia, in risposta alle pesanti sanzioni occidentali che stanno concorrendo al forte deprezzamento del rublo. Putin ha dichiarato, infatti, che i paesi “ostili” dovranno pagare le forniture di gas in rubli. Tutte le altre clausole contrattuali rimarranno invariate

A parte l’osservazione che questa rappresenta una ulteriore rassicurazione sulla continuità delle forniture, il prezzo gas ha fatto un grosso balzo e il rublo si è momentaneamente apprezzato. L’idea di Putin è quella di offrire un supporto alla divisa russa: gli Europei sarebbero costretti ad acquistare rubli per i pagamenti vendendo euro e dollari. L’effetto sulla divisa russa è però tutto da valutare: così facendo la Russia perderebbe un importante introito in valuta estera.

Restando nel mondo delle commodity, molti operatori (tra cui ad esempio Trafigura e Vitol) stanno segnalando problemi per via delle margin call che vengono richieste per le posizioni che gli stessi hanno nelle clearing house con cui operano nei mercati delle materie prime e in particolare del gas. Questo causa richieste di incremento, da parte degli operatori, delle esposizioni bancarie per far fronte a margin call sempre più elevate, con incidenza sulla liquidità bancaria disponibile che rischia così di comprimersi.

La mossa di Putin sposta sempre di più l’attenzione sul tema valutario: la Yellen sta adottando ogni misura per impedire alla Russia di vendere le proprie riserve auree fisiche presenti in Russia (si stimano 130 mld di $, ovvero il 20% circa dei 630 mld $ delle riserve russe) al fine di aggirare le sanzioni. Sul tema oro (che possiamo considerare a tutti gli effetti una valuta) c’è questa volontà di impedire che l’oro russo finisca sul mercato internazionale.

Petrolio, gas e oro sono l’oggetto del desiderio di Cina e India: da anni la Cina ha sviluppato un mercato del petrolio in yuan (2018) e del rame in yuan (2020), che rappresentano alcune componenti di mercato che hanno già spostato il loro baricentro lontano dal dollaro. La guerra è sempre più sul piano valutario e si va delineando una sempre minor importanza del dollaro a livello internazionale e una conseguente spaccatura in due grossi blocchi valutari (quello occidentale e quello asiatico).