Quante volte abbiamo sentito dire che va tagliata la spesa pubblica?

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Che va ridotto il debito? Che bisogna abbassare le tasse? L’hanno detto professori, tecnici, politici ma nessuno lo fa, nessuno ci riesce. Perché?

Sono anni che gli italiani fanno sacrifici. Fanno sacrifici i giovani che vogliono mantenersi agli studi e devono vedersela da soli. Fanno sacrifici le famiglie che hanno deciso di mettere al mondo e crescere i loro figli. Fanno sacrifici le imprese che devono affrontare burocrazia e fisco oppressivi. Fanno sacrifici i pensionati che hanno visto erodere i loro risparmi.

Il problema è questi sacrifici non servono a nulla perché il debito non scende, la spesa non si riduce, le tasse aumentano. Corriamo da fermi e non c’è sviluppo se non si cresce. L’economia ristagna e i populisti di destra e di sinistra vincono le elezioni promettendo nuove elargizioni e mance elettorali. Quello che manca all’Italia, quello che noi dobbiamo dare agli elettori stanchi, delusi, che hanno perso fiducia nella politica è una visione. Dobbiamo ricostruire un senso delle cose se vogliamo cambiare la nostra condizione.

Quello che dobbiamo riuscire a fare capire ai giovani, alle famiglie, alle imprese, ai pensionati, è che se riusciremo a smetterla di accumulare debito, se riusciremo a riformare la nostra pubblica amministrazione rendendola più efficiente, se riusciremo a immaginare un welfare diverso e cioè se ragioneremo in termini di comunità e non solo di interesse individuale, allora i sacrifici che facciamo e che dovremo continuare a fare serviranno a qualcosa.

Serviranno a far ripartire l’Italia, un Paese fermo da decenni dove lo squilibrio generazionale, tra giovani e anziani, è diventato insopportabile. I sacrifici che facciamo avranno un senso perché daremo una speranza agli italiani. Una idea di futuro. Perché senza speranza e senza futuro le politiche di austerità non servono a nulla, anzi, spalancano le porte alla propaganda. Legittimano chi incolpa sempre gli altri e non mette mai in discussione se stesso per tutto quello che non viene fatto.

Solo così la nostra area politica ricostruirà una vero consenso, forte, largo, non minoritario come è adesso. Solo ricostruendo la coesione sociale che si è disgregata nel rancore, nella invidia, nell’odio che divide invece di unire verso il bene comune, solo così riusciremo a liberare le energie positive del nostro Paese.