Oggi in Brasile è iniziata la fase finale di un processo storico, quello all’ex presidente conservatore e populista Jair Bolsonaro e a sette suoi collaboratori (tra cui diversi generali), accusati di avere organizzato un tentativo di colpo di stato alla fine del 2022. È storico perché è la prima volta che un leader politico o un militare brasiliano viene processato per crimini legati a un colpo di stato, nonostante nella storia del Brasile ce ne siano stati diversi. Quello più recente fu compiuto nel 1964, e portò all’instaurazione di una violenta dittatura militare che durò fino al 1985.
In quegli anni i militari al governo compirono diversi crimini. Nessuno però venne mai processato, anche perché nel 1979 il Brasile approvò una legge di amnistia per impedire che succedesse, con l’idea di favorire la riconciliazione nazionale. Per questo diversi esperti hanno evidenziato come un eventuale verdetto di colpevolezza nel processo a Bolsonaro avrebbe un’importanza notevole.
Bolsonaro e gli altri imputati sono accusati di diversi crimini, tra cui l’abolizione violenta dello stato di diritto, l’organizzazione di un colpo di stato e l’appartenenza a un’organizzazione criminale
. Avrebbero elaborato un piano che aveva l’obiettivo di mantenere al potere Bolsonaro nonostante avesse perso le elezioni presidenziali del 2022 contro il candidato progressista Luiz Inácio Lula da Silva. Il piano sarebbe stato all’origine degli assalti contro le sedi di diverse istituzioni a Brasilia, avvenuti l’8 gennaio del 2023. Prevedeva anche altro, sostiene l’accusa: cioè usare l’esercito per impedire che Lula si insediasse come nuovo presidente, incarcerandolo oppure uccidendolo. Il piano sarebbe fallito a causa dell’opposizione di diversi alti ufficiali dell’esercito.
Bolsonaro e gli altri imputati hanno negato le accuse e criticato il processo, definendolo una «persecuzione politica». In passato Bolsonaro aveva chiesto un’amnistia che permettesse alle persone che parteciparono agli scontri dell’8 gennaio del 2023 di non essere condannate.



