Sono stati assunti non certo a cuor leggero, nella consapevolezza che l’obiettivo principale fosse proteggere il più possibile i cittadini da una catastrofe senza precedenti.
La battaglia contro il Covid non è finita: la soglia di attenzione deve rimanere alta, anche se i sacrifici sinora fatti iniziano a restituirci un po’ di serenità e ci riportano a riassaporare le nostre abitudini di sempre.
Guai però a dimenticare quello che la fase acuta di questa emergenza sanitaria ci ha insegnato. Una cosa su tutte: quelle su sanità e ricerca non sono ‘spese’, ma investimenti sulle nostre vite e sul futuro del Paese.
La pandemia ha mostrato le debolezze del nostro sistema sanitario, la necessità di aumenti massicci – questi sì – nelle risorse da impiegare per ospedali, strutture sanitarie e medicina territoriale.
Non possiamo ancora chiedere a medici, infermieri e personale sanitario di essere eroi, non possiamo lasciarli con le armi spuntate in trincea. Credo che l’unica “corsa al riarmo” da fare sia quella per potenziare il nostro sistema sanitario .
La stagione del Covid ci lascia in eredità oltre 1 milione di operazioni rinviate. Dietro i numeri ci sono pazienti, persone, famiglie in sofferenza.
Queste sono le priorità del Paese, è per questo che dobbiamo lavorare ora senza risparmio.


