Un Paese nel quale anche chi lavora non arriva più alla fine del mese e nel quale il lavoro è sempre più precario e mal pagato
Un Paese nel quale ampie quote di reddito nazionale si sono intenzionalmente spostate dal lavoro a chi i soldi li aveva già, nella vana speranza che tutti, prima o poi, sarebbero stati accarezzati dalla longa manus del mercato.
Un Paese nel quale ora anche gli annunciati tagli dell’Irpef andranno a premiare principalmente i più ricchi.
Ma se solo si accenna a una tassa sui grandi patrimoni della parte più ricca del Paese, a una piccola operazione di riequilibrio e redistribuzione, fosse pure dello 0,5%, apriti cielo.
Scene di isteria collettiva, già immaginano i cosacchi abbeverare i cavalli nelle fontane di San Pietro.
Perché è proprio vero che questo è un Paese che gira al contrario.
E che proprio perciò andrebbe rovesciato come un calzino.


