L’agguato (giornalistico) a Vincenzo De Luca, Granduca di Campania, è organizzato in via Toledo, tra le luci sempre accese delle jeanserie e il profumo alla vaniglia delle sfogliatelle appena sfornate, perché i turisti sono famelici e mangiano di tutto a tutte le ore, «sfugliatèlle» e «ricce» e pizza fritta anche adesso, a metà pomeriggio, davanti la sede delle Gallerie d’Italia, dove l’Ansa sta per presentare il volume fotografico dell’anno appena trascorso e i fotografi e i cameraman scappano su al primo piano per seguire il sindaco Gaetano Manfredi e pure Roberto Fico, grillino sulfureo, a lungo rintanato, ma ora di nuovo rampante, s’è rimesso la cravatta e, dopo esser stato prima importatore di tessuti e poi persino presidente della Camera, tenta un nuovo colpaccio (dopo vedremo quale).
Il Granduca è in ritardo.
Non vuole mischiarsi con quei due, dicono.
È nel pieno di una campagna elettorale personale e visionaria, con lampi di rabbia, gonfia di passione. In attesa che la Corte costituzionale si esprima sulla legittimità della legge che apre al (suo) terzo mandato (pronunciamento atteso per la fine di aprile), il Granduca ha già cominciato la partita. Sa che può essere quella finale. Ha tutti contro: la sua segretaria Elly Schlein e buona parte del partito lo considerano un satrapo ingombrante, i 5 Stelle lo detestano, ai compagni di Avs, Fratoianni e Bonelli, fa venire le bolle. Solo con Renzi va abbastanza d’accordo (certe tipologie umane, in politica, quasi sempre s’annusano, e si piacciono). Ma Renzi è troppo poco.
Avvicinalo con molte precauzioni, soffiano premurosi: il presidente è bizzoso, può rivelarsi brutale o accogliente, preparati allo sguardo vitreo e alla voce tremante, a proclami minacciosi, a raptus metaforici. Ti ritroverai dentro un situazionismo magnetico e tragico. Non provocarlo. Soprattutto, non nominargli Elly.
Eccolo. Viene avanti con le mani in tasca, indossa un cappotto corto e nero, ha il suo ghigno caratteristico, ben oltre l’imitazione di Maurizio Crozza.
Buonasera, presidente: da quant’è che non sente Elly Schlein?
«El… Ell… Chi? Chi dovrei sentire? Secondo lei, mi dica, era possibile ragionare con Breznev? C’è qualcuno che sia in grado di parlare con Kim Jong-un?» (i tre della scorta dietro, e lui che punta il bar, al piano terra: ordina una bottiglia d’acqua, si siede). «Io non parlo di politica politicante. Non parlo con quei farisei del Pd… A-ni-me-mor-te interessate solo a stringere accordi e accordicchi di bieco potere. Gente che a Roma trama e decide spartizioni…».
Fabrizio Roncone



