Venendo ai mercati, sui tassi, il fallimento sostanziale dei tentativi di negoziare un “cessate il fuoco” e i nuovi attacchi russi in Ucraina continuano a spingere marcatamente in calo i rendimenti sull’area Euro e sul dollaro USA, specialmente sulle brevi scadenze e in particolare per l’Eurozona, per i motivi accennati in precedenza (isolamento degli USA e maggiore aggressività della Fed).
Le parole dei membri della BCE hanno poi favorito i periferici con lo spread BTP-Bund riportatosi sotto i 160 bps. In questo contesto non aiutano i dati di inflazione usciti nei giorni scorsi che hanno sorpreso notevolmente al rialzo per i paesi dell’Eurozona, avvicinandosi alla soglia del 6% su base annua.
Tra le materie prime, prosegue la corsa di quelle energetiche con il petrolio che si è portato in area $110 al barile. Non è bastato quindi il tentativo di rilascio di riserve strategiche da parte di alcuni membri IEA per cercare di calmierare i prezzi. Sempre tra le energetiche, il natural gas europeo (Dutch TTF Natural Gas) ha segnato un nuovo record avvicinandosi all’incredibile cifra di 200 EUR/MWh (era in area 80 EUR/MWh prima dello scoppio del conflitto!) e i futures sul carbone sono anch’essi saliti nel tentativo delle autorità di diversi paesi di riattivare fonti alternative di produzione di energia.
Questo alimenta le pressioni al rialzo sull’inflazione e quelle al ribasso sull’economia. Aggiungiamo che le aste di vendita di petrolio di società russe intanto continuano ad andare a vuoto a causa del rischio sanzioni.
Una nota positiva per i mercati viene dalla Cina, dove secondo indiscrezioni sembra che il governo stia valutando l’ipotesi di ridurre le restrizioni Covid. La reazione del mercato ha fatto balzare i titoli legati al tema delle riaperture. L’allentamento delle restrizioni avrebbe un impatto positivo non solo per l’economia cinese ma anche per le strozzature sulle catene globali di approvvigionamento.



