Recessione tecnica in USA

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Calo dei rendimenti europei a due cifre (su tutte gli emittenti e tutte le scadenze), rally dei treasury americani e borse in continua ascesa questa settimana: cos’è che sta alimentando questa euforia sui mercati?

Sostanzialmente i dati che hanno mostrato un secondo trimestre consecutivo di contrazione per l’economia USA (il PIL americano ha fatto registrare -0.9% t/t annualizzato, dopo il -1.6% del primo trimestre) stanno supportando l’ipotesi che l’inflazione si raffredderà tanto da portare la Fed ad essere meno aggressiva di quanto previsto.

Come si evince dalle parole di Powell, ciò non vuol dire che la Fed arresterà i rialzi dei tassi nei prossimi mesi solo perché l’economia sta rallentando (devono, per questo, prima vedersi dei progressi sostanziali sul fronte dell’inflazione), ma che le mosse più aggressive (ovvero il peggio) potrebbero ormai essere alle spalle e il ritmo da qui in avanti sarà più “lento”.

E questo è visibile anche sul mercato degli swap in corrispondenza dei tassi previsti per i prossimi meeting della Fed; ora il picco dei Fed Funds è visto al 3.25% nel periodo dicembre – gennaio, ovvero meno di 100 bp sopra il livello corrente, seguito da tagli previsti già nel 2023 al 2.7% (50 bp) per sostenere la crescita.

Questa convinzione ha messo le ali sia all’azionario che al mercato dei bond, con beneficio principale del settore tecnologico supportato in aggiunta dal maxi-piano di aiuti varato dal Congresso a favore del rimpatrio della produzione di chip. Il rallentamento emerso nel Q2 in USA è imputabile a un forte contributo negativo dato dal calo delle scorte, ad un ampiamente segnalata discesa negli investimenti immobiliari residenziali e infine a una crescita dei consumi meno forte delle attese e fiaccata dalle pressioni sui prezzi.

Proprio in merito a questo tema è stata emblematica la trimestrale di Walmart che ha evidenziato un taglio all’outlook: i consumatori si concentrano sui beni di prima necessità, trascurando quelli discrezionali, e i margini, su alcuni beni in particolare, sono intaccati dalla difficoltà di passare i costi ai clienti. Un chiaro segnale di debolezza per i prossimi trimestri.

Tra l’altro una combinazione di ordini esagerati, per paura di non ricevere la merce, e normalizzazione della domanda, accentuata dal calo dello stimolo fiscale e dall’aumento dell’inflazione, ha prodotto un aumento forte delle scorte, cosa che è negativa per il PIL dei prossimi trimestri (queste vanno smaltite) e per i margini, ma aiuterà sul fronte inflazione, consolidando le ipotesi del mercato.