Quando nel giugno del 1979 Nilde Iotti è stata eletta prima donna Presidente della Camera, ha preso la parola davanti a un Parlamento stracolmo, tra gli applausi di ogni schieramento politico
Fino a quel momento era stata: Staffetta partigiana. Una delle “madri costituenti”.
Deputata della Repubblica italiana ininterrottamente per gli ultimi 33 anni della sua vita.
Deputata europea. A lei – insieme ad altre donne e uomini indimenticabili – si dovevano già allora divorzio, suffragio europeo diretto e alcune tra le più grandi conquiste della donna nel Novecento.
Quel giorno Iotti si alzò in piedi e, dopo aver salutato il Presidente Pertini, pronunciò queste parole memorabili.
“Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione.
Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l’affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita”.
Quanta dignità. Quanto profondo senso delle istituzioni.
Quanto spaventoso abisso etico, politico, culturale rispetto allo spettacolo indecoroso a cui assistiamo inermi oggi da quegli stessi banchi. Da quel giorno sarebbero passati altri vent’anni di impegno politico, dagli ultimi anni di piombo ai primi della Seconda Repubblica, durante i quali fece in tempo a sfiorare la Presidenza del Consiglio, diventare Presidente della Bicamerale e rinunciare anche all’incarico di senatrice a vita pur di restare Presidente della Camera.
Fino al 18 novembre del 1999, quando in seguito a seri problemi di salute è stata costretta a dimettersi da tutti gli incarichi politici e parlamentari.
La Camera l’ha salutata allora con un nuovo, lunghissimo, applauso, da destra a sinistra senza distinzioni.
È stata la sua ultima apparizione pubblica e il suo congedo ufficiale.
Pochi giorni dopo, il 4 dicembre dell’ultimo anno dello scorso millennio, Nilde Iotti nata Leonilde è morta per un arresto cardiaco mentre era ricoverata alla Villa Luana di Poli.



