“Rimpatri entro 4 mesi”, decreto Di Maio sui migranti

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Rimpatri in 4 mesi, di fatto una stretta. E’ decreto targato Luigi Di Maio sui migranti. Sono 13 i Paesi per i quali si accorciano le procedure. Si tratta di Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Capoverde, Kosovo, Ghana, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Senegal, Serbia, Tunisia e Ucraina, ha annunciato il ministro degli Esteri nel corso di una conferenza stampa alla Farnesina con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, per il quale “con questo decreto, che prevede un elenco di paesi sicuri per i rimpatri, si dimezzano i i tempi per l’esame delle domande di protezione internazionale nei tribunali”.

Di Maio aveva annunciato ieri a ‘Dritto e Rovescio’ su Rete4 l’arrivo del decreto.
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“È un decreto che non urla, ma che fa i fatti”, ha dichiarato incora il titolare della Farnesina. Decreto che è un “primo step”, ha spiegato Di Maio, sottolineando che è il frutto di un lavoro di squadra al quale hanno lavorato il ministero dell’Interno, della Giustizia e la Farnesina. “Sui rimpatri siamo all’anno zero – ha ribadito Di Maio – le cifre sono stazionarie. I meccanismi di rimpatrio non sono stati implementati negli ultimi 14 mesi, anche se ci sono stati miglioramenti”.

Questo “è un primo passo importante che rende il nostro Paese meno burocratizzato per quanto riguardo le procedure” sui rimpatri, ha dichiarato il ministro degli Esteri per il quale “è facoltà dello Stato accelerarle”: l'”importante è fermare le partenze” e questo avviene “con la cooperazione, con meccanismi di rimpatrio, ma anche con una grande azione diplomatica che punta a stabilizzare la Libia”.

“Voglio dire anche per quanto riguarda il secondo decreto sicurezza che non c’è nessuna volontà di metterlo in contrapposizione ad altri provvedimenti”, ha dichiarato ancora Di Maio aggiungendo che “per quanto riguarda quelle normative (del decreto sicurezza bis, ndr) c’erano osservazioni del presidente della Repubblica che andranno recepite ma non riguardano questo genere di decreti”.

”Firmo un decreto che ha ricadute sul sistema giustizia”, ha spiegato il Guardasigilli, riferendosi al testo sottoscritto insieme con i ministri Di Maio e Lamorgese. Le domande di protezione internazionale ”sono in aumento e di fatto occupano grande spazio nei Tribunali”. ”Naturalmente ci sarà una valutazione caso per caso ma sarà diverso il meccanismo dell’onere della prova – ha chiarito – ossia non ci sono i presupposti per la protezione internazionale in mancanza di prova contraria . Tutto il sistema sarà più semplice e più celere”.