Uomini e femminismo
TRADUZIONE ALBERTO MILAZZO YORK
352 pagine, 22 euro
In uscita il 28 aprile 2023.
Collana Odoya OFF
La nascita dello studio sugli uomini e sulle mascolinità si colloca negli anni Sessanta e Settanta del Secolo scorso negli USA. Questo si deve probabilmente a tre fattori: la nascita del femminismo, quella del movimento omosessuale e il movimento contro la guerra del Vietnam che avrebbe voluto l’uomo (soldato) come “epitome della mascolinità”.
Mentre si sviluppavano, questi studi hanno assunto dei connotati: l’ambito riguardava la mascolinità plurale (e non il singolo uomo) e si è individuato nel rapporto tra mascolinità e potere uno dei temi più importanti. Altri nodi concettuali preminenti: lavoro e famiglia (ruolo nella società), violenza (in ambito militare), cultura (come vengono rappresentati gli uomini nella letteratura e nel cinema) e sessualità (eterosessualità, omosessualità e pornografia). La maggior parte delle opere contemporanee suggerisce l’idea secondo la quale uomini non si nasce, lo si diventa: le mascolinità si costruiscono attraverso uno specifico contesto storico e sociale.
Di fatto gli studi sulla mascolinità (fatte salve alcune non tanto edificanti eccezioni) si rivelano parte degli studi femministi e di genere. Tuttavia l’ondata di femminismo attuale si differenzia dalle precedenti e non solo tratta la mascolinità come oggetto dei propri studi, ma si affranca da posizioni separatiste che avevano riguardato in parte (e con funzioni precise) le precedenti ondate, aprendo spazi di pratica e di teoria anche agli uomini.
Ma di cosa stiamo parlando? Come i teorici del post-strutturalismo hanno postulato non esiste nemmeno biologicamente, in fondo, una ragione per avallare la dicotomia uomo/donna. Gli studi queer, con Judith Butler capofila, hanno poi definito l’eterosessualità un concetto artificiale, con specifiche funzioni sociali repressive. Ma nonostante le sue contraddizioni è indubbio che la mascolinità sia concreta nel suo privilegio e nel suo ricoprire un ruolo egemonico nella società. Sta quindi agli uomini, compreso l’autore, la responsabilità di progredire verso un mondo più giusto e quindi meno maschilista (come nel caso del razzismo).
Ma cosa ci guadagnano gli uomini a unirsi alle lotte femministe? Il patriarcato ha degli effetti retrivi anche su di loro: sopprime il lato emozionale e li allontana dall’educazione infantile per fare degli esempi, ma non solo…
Un saggio approfondito e con una prospettiva rivoluzionaria per fare il punto su quello che nasconde la propria complessità sembrandoci scontato: la voce maschile dietro alla narrazione della Storia, della filosofia e della politica.
Josep M. Armengol è dottore in Filologia anglosassone all’Università di Barcellona e ha sviluppato la sua ricerca post-dottorato presso il Center for the Study of Men and Masculinities della Stony Brook University (USA). Attualmente dirige il primo Master in Masculinity Studies in Spagna presso l’Università di Castilla-La Mancha ed è advisory editor per la rivista americana Men and Masculinities. Collabora regolarmente come esperto di genere e mascolinità per media nazionali e internazionali, e ha partecipato come curatore a La masculinidad a debate (2008), Masculinidades alternativas en el mundo de hoy (2014), Masculinities and Literary Studies (2017) e Aging Masculinities in Contemporary U.S. Fiction (2021), oltre a essere autore della monografia Richard Ford and the Fiction of Masculinities e di Masculinities in Black and White.



