Come un tormentone estivo, è tornata a circolare l’ipotesi di una misura sugli extraprofitti. Nell’agosto 2023, l’idea prese forma in un Consiglio dei ministri: riguardava le banche e avrebbe dovuto portare due miliardi nelle casse dello Stato. Lo spirito dell’iniziativa cambiò in corso d’opera e l’obiettivo sfumò. In queste ore, il governo sarebbe tornato a riflettere su un intervento analogo, che potrebbe riguardare anche altre realtà, come le assicurazioni. Ci sarebbero delle proposte al vaglio, ma la strada è in salita. Nella maggioranza, Forza Italia, come accadde un anno fa, tira il freno a mano. E gli istituti di credito hanno fatto sapere di aspettarsi, nel caso ci sia un provvedimento, che vengano coinvolti anche altri tipi di realtà, come i gruppi energetici. Dagli ambienti di governo si smentisce: “sono prive di ogni fondamento le ricostruzioni giornalistiche secondo le quali sarebbe attualmente allo studio una norma sugli extraprofitti in alcuni settori dell’economia”. Una riflessione non sarebbe mancata, però: una tassa sui profitti non ha nessuno spazio – sarebbe stata la linea – ma, alla luce di una finanziaria che si prospetta difficile, si potrebbe riflettere su un contributo di solidarietà una tantum da parte delle imprese che, negli ultimi anni, hanno maggiormente guadagnato dalla congiuntura internazionale.
Forza Italia ha subito alzato il muro: si tratta di “notizie false su tasse che non ci saranno mai”, ha tagliato corto il capogruppo di Fi al senato, Maurizio Gasparri.


